Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/219

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corona di alloro, segno della venerazione in che noi abbiamo quello spirito divino che è in te, e partire per qualche altra cittá, in aii l’opera tua possa esser non solo utile ma anche necessaria (0. — Cosí avrebbero detto al poeta gli abitanti della mia cittá. E questo istesso non dissero gli spartani ad Archiloco, quando lo discacciarono dalla cittá loro? — Tu hai cantato — dissero — ne’ tuoi carmi esser meglio perder lo scudo che la vita: i nostri maggiori ci aveano insegnato il contrario. Tu hai detto che, perduto lo scudo, se ne poteva trovar un altro migliore, ma anche la vita, perduta una volta, era perduta per sempre: i maggiori nostri, al contrario, credevano quella vita solamente perdersi, che non si sacrificasse per la patria. Tu dunque infrangeresti le nostre leggi, corromperesti i nostri costumi, e, di una cittá oggi concorde, ne faresti due pericolosamente discordi tra loro (-0. — I poeti però posson essere necessari ed utili in molte cittá; ed io non solo li accoglierei, ma darei loro un posto distinto tra quei che hanno la cura gravissima di educar la gioventú. Cosí gli stessi severi spartani non si pentirono di aver invitati e Terpandro e Tirteo ed Alcmane. Ma, prima di ammetterli, vorrei rammentar loro i propri doveri; far comprendere che essi sono i maestri del popolo, e specialmente della gioventú; che debbono insegnar la virtú e che, solo insegnando la virtú, possono sperare di elevarsi al di sopra di que’ giocolatori e saltimbanchi, che vediam per le piazze occupati a guadagnare l’alimento del loro ventre, molcendo l’infingardaggine altrui; che non debbano mentir mai cose indegne degl’iddíi, né dare ai medesimi le vili passioni de’ mortali, né dirli autori de’ mali o facili a cangiarsi per doni (3): menzogne tutte, appena tollerabili negli antichissimi poeti, ma non lodevoli ne’ posteriori, (1) Questo discorso si trova quasi intero in Platone, De repu~ blica; De legibus, VII e passim. (2) Plutarco, Institutioncs Laconum; Eliano, X, 12. 1 3) Platone, De legibus.