Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/220

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i quali le ripetono sol perché sperano piú facilmente ottenere lo spirito poetico dallo studio dei canti di Omero che da quell’intimo senso che è in noi stessi e che gli antichi chiamaron Mnemosine e madre delle muse ( 0. Or questi tali inutili ripetitori di vecchie menzogne noi chiameremo facitori di carmi, ma non mai poeti. Tal nome noi daremo a quei soli, i quali, sia che lodino gl’iddíi, sia che narrino o imitino sulle scene i fatti e le parole degli eroi, sia che narrino o imitino le debolezze e le stoltezze degli uomini (poiché nelle cittá corrotte vi è maggior bisogno d’istruzione per ischivare gli esempi cattivi che per imitare i buoni), non obbliano mai il fine di render lo stato della cittá piú durevole e migliore. Tali si dice che sieno stati quell’Orfeo, che dalla Tracia recò in Grecia i primi riti della religione e le prime leggi della civiltá, e Lino, e, in tempi da’ nostri meno lontani, quel Tirteo, inviato dallo stesso Apollo per ristabilire la virtú di Sparta. Direi ancora ai poeti che, a conseguir tanto fine, a voler essere veramente utili, da che solo possono sperare di diventar veramente grandi, debbono esser maestri di virtú; e, per poter questa esattamente imitare ne’ loro carmi ed insegnarla agli altri, debbon prima averla nel loro cuore e nelle loro azioni. Ma ciò non amo dirlo io stesso. Socrate credeva non esser prudente aver per nemici i poeti, perché hanno grandissima virtú tanto nel lodare (pianto nel biasimare (2). E poi son tanto facili ad irritarsi, se un amico ardisce emendare mi solo de’ loro versi! Tale è l’eterna natura di coloro, i quali non hanno sempre presente quel vero, che solo può tener a freno la falsa fiducia di noi stessi, ma oprano per l’ordinario senza saper ciò che fanno (3). Io farò dunque che parli un altro poeta. Voi sapete che a torto son riputato esser nemico di tutti costoro. Ve ne sono molti che io amo, che io leggo; e tra questi non l’ultimo (1) Piatone, in lotte. (2) Platone, Minosse. (3) Platone.