Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/235

Da Wikisource.

amore il di cui eccesso non può esser mai vizioso. Voi siete in ogni cittá le principali ministre della religione. Le stesse divinitá si compiacciono di prendere i vostri nomi e quasi adornarsene; onore che non dispensano mai agli uomini. I vostri uffici di madre e di bália non dánno essi i nomi a Cerere ed alla madre di Mercurio? Vedete dunque quanto questi uffici sono sublimi, e temete di disonorarli colla vostra condotta. La patria è in lutto, ed io vi vedo qui ornate d’oro e di gemme, quasi i mali della patria e i suoi bisogni non fossero mali e bisogni vostri. Ma ditemi: se i nemici vengono ed uccidono i vostri figli e menan prigionieri i vostri mariti, tutte le vostre ricchezze né renderanno la libertá a questi né la vita a quelli; imperciocché il nemico vincitore, rotte le porte della cittá, entrerá e spoglierá voi stesse, e le vostre ricchezze serviranno ad ornar le mogli de’ vostri nemici, delle quali voi diverrete serve. Non è meglio offrire adesso ai ninni ed alla vostra patria queste ricchezze superflue; offrirle ai vostri mariti, ai figli vostri, a voi stesse? Io lo so: tenute finora come schiave dai vostri mariti, i quali vi davano ogni giorno, colla loro dissolutezza, una nuova rivale; disprezzate dai vostri figli, i quali eran corrotti dagli esempi paterni; voi non avevate altra cura che quella di tesaurizzare. Questa è la cura delle meretrici e degli schiavi. Ma io ho imposto ai mariti di amarvi, ho imposto ai figli di onorarvi: non volete voi rendervi degne del loro amore e del loro rispetto? Non volete voi fare un sacrificio per la patria?... Io mi diriggo a voi, perché io reputo... — Una voce sola s’udi tra le donne: — Buono è il ragionar di quest’uomo! — E tutte, sciogliendosi in lagrime, si mossero verso il tempio di Giunone, ove deposero in offerta alla dea ed alla patria tutti gli ornamenti loro. Gli uomini, quasi avendo a rossore che donne deboli e capricciose li avessero vinti nell’amore della virtú, giurarono di cangiar vita. E cosí tutta la cittá, che prima era perduta per dissolutezze, divenne migliore e piú cara agl’iddíi. Pittagora, dopo aver emendati i costumi, riordinò gli ordini civili e la milizia. Egli avea l’autoritá d’un dio, perché il suo