Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/265

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parte, lasciano trasparire il nudo, e colle loro picciole pieghe indicano tutti i piú leggieri movimenti del medesimo. E finalmente sapete voi donde viene la maggior sensazione di vita che destar ci possa una figura dipinta? Da ciò che la circonda. Il segno della vita è il moto, ed il moto non è che un rapporto tra noi e le cose che ci sono dintorno. Prima, la figura di quella donna era in una tavola: il pittore non si era occupato che di lei. Ora la mette in un campo piú vasto. Dipinge il mare che si rompe sul lido; ti par di vedere il ceruleo colore dell’atmosfera sfumarsi a poco a poco per tutte le infinite degradazioni dell’azzurro; ti par di essere in una terra abitabile; e la tua immaginazione, scossa una volta, dá alle persone, che vede in essa dipinte, i sensi e la vita che senti in te stesso (*). Cleobolo. La pittura, o Nicomaco, è giá perfetta. Nicomaco. Non ancora, o Cleobolo. Tale era la pittura prima di Zeusi. Il pennello dell’artefice fino a quel tempo non avea dipinti che corpi, non avea parlato che ai sensi. Allora ardi dipinger l’animo e parlare alla mente. Rammentate voi, o giovinetti, il ragionamento che tenne il vostro Socrate con Parrasio sull’arte di dipinger l’animo? (2). Il sapiente insegnò all’artefice per quali moti, per quali segni esterni si potevano esprimere i segreti pensieri e le interne passioni dell’animo. Volete voi vedere gli effetti della sapienza di Socrate? Mirate il quadro in cui Parrasio dipinse il genio degli ateniesi: voi lo vedete al tempo istesso iracondo, ingiusto, incostante, clemente, misericordioso, superbo, vile, feroce, timido; riconoscete in un solo volto le passioni di centomila uomini e di dieci etá (3). Questo, tra tutti i dipinti del suo grande emulo, era quello che piú ammirava Zeusi, grande imitatore anch’esso di animi e di costumi. Conoscete la Penelope dipinta da lui? (4). (1) Si è disputato e si disputa ancora per sapere se gli antichi avessero prospettiva. Come mai non si è da nessuno osservato che una tal quistione appartiene non giá all’erudizione, ma all’ideologia? (2) Senofonte, Mcmorabilia Socratis. (3) Plinio, ibidem. (4) Plinio, ibidem: «Fccit (Zeusi) et Penelopem, in qua finxisse mores videtur».