Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/267

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dipinta piú bella di quello che realmente è; un terzo l’avrá amata, e le avrá messo nelle ciglia, nelle labbra, negli atti il dolce pensiero amoroso che era nel suo cuore; ad un quarto sará sembrata una dea, e le avrá dato e guardo ed atti e forme superiori ad una cosa mortale... Tutte le idee della bellezza, dell’amore, della divinitá, che erano precedentemente nella mente del pittore, si ritroveranno nelle forme del ritratto fatto da lui. Che importa che non erano nell’originale? Noi dipingiamo le nostre sensazioni. Se io veggo un uomo e ne ho paura, fatemelo dipingere, e diventerá un gigante. Non vi accorgete voi che io lo chiamo tale, quando rendo ragione della mia paura? Se io lo disprezzo, lo dipingerò pigmeo. Sguardo, viso, passi, atti, la stessa proporzione delle parti nelle forme esterne, tutto è cangiato dalla sensazione che è in colui che dipinge; tutto tende a cangiar l’impressione in colui che vede. Tanta è la parte che il bello intellettuale ha nella pittura! Ole se colui che dipinge nulla sente, se esprime solo ciò che vede, ditemi: potrá egli mai imitare la tavola in cui Zeusi ha dipinto i centauri ed ha con tanta veritá distinte le due nature, umana l una e ferina l’altra, che riunivansi in loro? E, per non parlar piú di Zeusi, fingete pure dover egli dipinger il nostro Platone che segga sul promontorio del Sunio e mediti le grandi vicende della natura. Egli vi dipingerá un uomo con larghe spalle, fronte ampia, collo un po’ torto...: a buon conto un uomo che siede e nulla di piú. Altro non potrete dire se non: — Ecco un bell’uomo ben dipinto. — Se il pittore penetra nella mente di Platone, se sa esprimere il di lui pensiero, voi direte: — Ecco un sapiente. — Allora voi vi fermerete a contemplar quella tavola. E se il pittore sentirá tutta la sublimitá delle idee che volge in mente Platone, se saprá rivestire le medesime di tutta la dignitá che hanno, voi direte: — Ecco un dio; — e vi prostrerete innanzi all’opera di un uomo. Questa è la ragione, o giovani, per la quale, presso tutte le nazioni, la bella pittura è sempre posteriore alla bella poesia. Io stento a credere che nell’etá di Omero gli uomini abbian