Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/270

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Nicomaco. Perché non lo crederci io, mentre vedo tutt’i grandi uomini fiorire nella stessa etá, e poi succedere lunga serie di generazioni, nelle quali, ad onta delle cure maggiori e de’migliori studi, non vedo che uomini mediocri? (r). L’uomo che dipinge non è egli uno del popolo che giudica. Gli altri, dicesi, hanno il gusto: egli solo ha l’ingegno. Vane parole! L’ingegno non è che lo stesso gusto. Prima d’imitare convien sentire: solo ciò che si sente, si gusta; solo ciò che si sente vivamente, si imita. Or vi è un’etá, in cui gli uomini ancora rozzi, occupati interamente del necessario, senton poco il hello, poco Io gustano, poco l’imitano. Ve ne è un’altra, nella quale, corrotte le loro menti dai vizi, ammollite dalle ricchezze, dagli agi, dall’ozio, perdono il senso delle cose veramente belle e sublimi, e corron dietro la frivolezza, la ricchezza ed il gigantesco. O virtuoso Nicerato, vuoi tu che io te lo dica? L’etá delle belle arti è l’etá delle grandi azioni, delle nobili idee, de’ forti e generosi affetti: l’etá de’ grandi artefici è l’etá de’ grandi uomini; quella etá, in cui un popolo intero par che si desti dal suo letargo ed agogni a nuova e piú gloriosa vita. Le vostre giornate di Maratona, di Salamina, di Platea; il fermento, che allora si suscitò negli animi di tutta la Grecia, e per lo quale ogni uomo disse, come Temistocle: — Io posso, io voglio esser grande quanto Milziade; — le occasioni frequenti, che ciascuno trovò per sollevarsi a gloria; tutte queste, credimi, ed altre simili cagioni vi han giovato piú di dieci secoli di scuole a darvi i grandi artefici, che oggi onorano la vostra patria. Ebbimo anche noi tali tempi, o Nicerato: l’ebbimo, giugnemmo al sommo della gloria. Oggi incominciamo a decadere, e forse un giorno saremo discepoli vostri. Il gusto s’intorpidisce nella miseria, si corrompe nelle ricchezze. Esso è quasi privilegio di quella classe di cittadini, i quali, nati nell’aurea mediocritá, né sono per ricchezza dispensati dal pensare e dal sentire, né ne sono per miti) Questa quistione è stata trattata da molti moderni, e tra gli altri da Algarotti. La soluzione, che essi ne han data, è ben diversa da quella che ne davano gli antichi.