Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/271

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seria impediti; ma hanno cura di empir per tempo la loro mente delle sublimi idee del vero ed avvezzare il loro cuore alli retti desidèri del buono. Questi tali sono gli ottimi in ogni cittá (*); hanno il gusto che giudica, e, se predominano, destano anche l’ingegno che crea. Come si fará, tu dimanderai, a far si che questi predominino? Ed io ti risponderò che questi tali non si posson elevar mai, né per quella forza di numero che è privilegio della sola plebe, né per quella forza di abitudine e di corruzione da cui posson solo trar profitto i grandi; ma si elevano o per saviezza di ordini, o per necessitá che un popolo abbia di nobili azioni, o per facilitá che trovi l’onesta industria ad ottener i favori della fortuna. Quella è per un popolo l’etá delle belle arti, perché è l’etá de’ grandi modelli. Ciascun uomo si mette nel posto che gli assegna il suo merito. Non si eleva che l’uomo veramente grande. Il popolo (poiché il popolo si forma sempre le sue idee generali da ciò che vede e da ciò che sente), il popolo cerca in esso i modelli delli sublimi pensieri, delle virtú generose, e ve li ritrova. L’artefice non erra né nella scelta né nell’imitazione de’modelli suoi; né teme che l’opera del suo ingegno rimanga senza premio, trascurata da un grande che non sente, o vilipesa dalla rivalitá de’ suoi compagni e dal giudizio del popolo, che segue l’opinione de’ grandi, e da quello de’ grandi, i quali credon protegger l’arte e proteggon l’artista, credon protegger l’artista e non proteggono che il favorito. Che ti vagliono allora le scuole? Esse limitano la natura e l’ingegno; illanguidiscono, estinguono quella libera moltiplice produzione, pei’ cui, tentando sempre, tentando tutto, si ottiene il bello e si giugne al vero. Sotto specie di evitar i difetti, si diminuiscono le bellezze, si moltiplicano le regole; ma queste spesso sono dirette solo ad ottenere l’approvazione dell’uomo che le ha inventate. Si crede perfezionar l’arte e si stabilisce la maniera. (1) Aristotele, Politica.