Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/272

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La bella etá dell’arti suole durare un momento. Ben presto passa nelle cittá l’amore della virtú! Soglion corrompersi e cadere o nelle convulsioni che desta la forza sediziosa della plebe, o nel languore che segue la prepotenza oppressiva de’ grandi. Xel primo caso, si avviliscono, si distruggono tutte le belle arti; nel secondo, si corrompono. Ove sono piú i modelli? Ti potrá rimaner la gloria di dipinger gli alberi, di esprimere al vivo gli animali che pascolano per la campagna, d’imitar la pompa degli edifici; avrai piú studio di proporzioni, piú cura di colori; se cosí vuoi, anche piú esattezza di disegno. Ma deH’uomo, che forma la base di tutta la parte morale della pittura, chi ti dará i modelli dcll’uomo, de’ suoi pensieri, de’ suoi affetti, delle sue azioni, tra un popolo il quale non cura che le ricchezze e non sa che i nomi degli avi? Come mai sará capace questo popolo d’imitar la mente, dipingendo, quando non è capace di riconoscerla, di rispettarla, di imitarla, operando? quando, se mai avvien che sorga nella sua cittá un uomo che abbia e mente e cuore, esso non solo lo perseguita, lo uccide, ma, ciò che c per la virtú piú oltraggioso e piú funesto per la cittá, lo deride, lo obblia? Le grazie ingenue di una vergine diventan fredde: si voglion i vezzi di una meretrice. La modestia di un saggio è riputata zoticheria: si vuole o l’audacia che non arrossisce mai, o la pazzia che fa rider sempre, o la servilitá che sempre piace ai grandi che son piccoli ed ai piccoli che son grandi. La coscienza di se stesso, sola e vera grandezza di un uomo, non vi è piú. E di che sarebbero consci quei che compongono un tal popolo? Si sostituisce alla grandezza vera una grandezza apparente, la quale si fonda non giá in quello che sento io, ma in quello che fo sentire agli altri. Al viso di un eroe si sostituisce quello di uno sbirro (O... (i) Cosí dice il testo.