Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/282

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gli adulteri, fondatori della nuova citta, erano uomini liberi. Or vedi di questo piccolo accidente qual sia stato l’efFetto nella nuova cittá! L’amore non fece obbliare alle matrone naricie la loro condizione. Seguirono i loro amanti, ma vollero ritenere 1 ’ impero, vollero esser esse stesse le condottiero della spedizione; ed anche oggi, dopo tanti secoli, chi viene in Locri vede conservata la memoria dell’antichissimo avvenimento, e, a differenza di ogni altra cittá, trova in questa una nobiltá la quale si ripete dalla madre (O. Io non so se l’avvenimento, che ha dato origine al costume, sia vero; ma il costume mi par lodevole. Se la nobiltá vale qualche cosa, non vi e che quella della madre la quale possa dirsi sicura. Legislatore de’ locresi dicesi Zeleuco; ma molti, in segreto, ne negano l’esistenza (2). Zeleuco credesi esser stato il primo a dar leggi scritte ai popoli d’Italia. Persuase ai locresi di averle ricevute da Minerva ( 3 ). Delle sue leggi si dicono molte imitate dagli ordini di Sparta, di Creta, di Atene. Io non lo credo, perché Zeleuco, se mai ha esistito, è piú antico de’ legislatori di queste cittá. Ed allo stesso modo non credo neanche all’esistenza di quell’Onomacrito che tu sai, e che dicesi da molti locrese e primo autor di leggi di tutt’i popoli della Grecia (4). Io non presto veruna fede a tutte quelle imitazioni, quelle emigrazioni, que’ viaggi che le leggi de’ popoli diconsi aver fatti; non credo che tutte le buone istituzioni siano venute dall’Egitto o dalla Grecia o dalla Tracia, e che so io. Esse sono nate dovunque vi eran uomini. La natura ci ha data una vita, e sarebbe stoltezza credere che, avendo bisogno di respirare per conservarla, ci avesse costretti ad imparare a respirare da un altro (1) Polibio, Fragtnenla. (2) Cicerone, De legibus. (3) Strabone, VI; Valerio Massimo, II; Clemente alessandrino. Sfrontata, II. (4) Aristotele, Politica, II, 12.