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XXXVI

Dello stesso ad Aristotele

[In Italia intesa meglio che in Grecia l’arte di costruire una cittá — Dal punto di vista edilizio, Atene e Argo non sono vere cittá — Esempi di cittá italiche: Turio, Taranto, Locri, Crotone — Ippodamo, famoso per le sue stranezze, ma grande costruttore di cittá — Italiani inventori dei pubblici banchetti, poi ordinati in Creta e in Isparta da Minosse e da Licurgo — Il re Italo — Ginnastica decaduta in Italia — Inutili, per altro, gli atleti — Soldati mercenari piaga d’Italia — La mancanza in un popolo di virtú militari fomenta la tirannide — Divergenze tra Platone e Aristotele sulla virtú militare piú formali che sostanziali — Necessitá che i filosofi disputino tra loro — • Primeggerá sempre quel popolo che saprá essere militarmente piú forte.]

Platone mi fa osservare nella politica degl’italiani molte cose che noi o ignoriamo ancora o abbiam incominciato a studiar da poco. Molte altre s’incominciano ad introdurre tra noi, che qui vanno in desuetudine. Gl’italiani, per esempio, intendono meglio di noi l’arte di costruire una cittá. I nostri architetti sanno costruirti un solo edificio. Maestosi tempii, ampi e magnifici teatri, qualche portico elegante; di tali cose non scarseggiamo, per certo, in Atene. Ma Atene, Atene istessa che cosa è mai? un aggregato di villaggi, gli abitanti de’ quali si radunano, ne’ giorni di festa o di comizi o di mercato, alle falde del colle, sul quale è una ròcca ed intorno intorno sonvi un paio di tempii, una curia, un fòro,