Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/292

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della pace, le virtú dell’azione e quelle del riposo (ó. Ed io non voglio per certo contender teco. Tu hai piú ingegno di me e studio piú lungo; tu forse sarai un giorno maestro di filosofia, e, come tale, devi sostenere i tuoi diritti: guardar le cose per i piú piccioli lati, osservar le minime differenze, contender sulle piú leggiere distinzioni, argomentare, disputare, cavillare; fare, insomma, il filosofo di professione. Io, al contrario, che. quando avrò finito questo viaggio ed avrò sposato quella che amo, mi ritirerò nella mia casa e non avrò altra cura che di metter in pratica i precetti di Platone, per render piú contente la vecchiaia di mia madre e la gioventú di mia moglie; io, non filosofo, ma uomo che ama la sua patria, io posso bever piú grosso e, ad onta delle vostre dispute, trovarvi concordi. Guai a noi, se tutte le discordie di voialtri filosofi fossero reali! Il piú delle volte non sapremmo dire se faccia caldo o freddo, se si debba o non si debba mangiare, se... Ora io credo che tu e Platone, in sostanza, diciate lo stesso. Né tu distruggi le virtú della guerra, né Platone odia quelle della pace. Disputate, perché siete ambedue filosofi, ed è vostro mestiere disputare. Disputate sui metodi, sulle parole; ma.alla fine non dite forse ambedue che tra tutte le virtú quelle della guerra tengono il primo luogo, perché sono le piú necessarie e perché, senza di esse, tutte le altre non bastano a salvar la cittá? Tu disputerai quanto vorrai coi filosofi, ma non potrai mai negare la veritá di ciò che Platone pronostica della sorte futura dell’Italia. Quest’avvilimento della virtú militare renderá le vicende politiche piú frequenti e piú crudeli. Il numero delle interne non diminuirá, perché da queste non ci salva il coraggio, ma la giustizia, la quale non abbonda mai tra i popoli imbelli. Non mancherá mai la forza per commettere il male. Ma dall’altra parte crescerá il numero delle vicende esterne, perché la nostra debolezza sará sprone all’ambizione altrui, e l’esito fortunato, che coronerá l’audacia del primo, dará animo a mille altri di tentar lo stesso. I popoli potenti si serviranno della casa delti) Aristotele, Politica, VII-VIII.