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36 | PLATONE IN ITALIA |
esser cattivo, non venderebbero altrove, e ciò che è buono lo vendono a prezzo maggiore. I venditori di frutti nascondono sempre i piú cattivi: pochi eccellenti compariscono sopra. Un giovane si accosta: — Che bei frutti! — Dovrebbe esaminarli; ma l’amica ha detto che son belli: come contradire all’amica? Si comprano dunque all’ingrosso, e si pagan tutti per buoni1. Nel commercio entrano a calcolo tutte le passioni della vita umana.
Qui concorrono tutte le donne che voglion far conquista.
Vuoi tu il racconto di una conversazione tenuta in questo luogo? Vi eravamo io e Nearco. Eccoti cinque giovinetti delle principali famiglie di Taranto. Vi era con loro uno di quei parasiti nobili, i quali vivono alle spalle de’ giovani ricchi che adulano. Nearco li conosceva tutti.
— Addio, Nearco — disse Crollilo. — E cosí? Sei tu divenuto invisibile agli amici. —
Mnesterietto, sorridendo: — Non sapete che il nostro Nearco è divenuto fdosofo? E questo buon ateniese, suo amico e mio. è un filosofo anch’egli... —
Passa intanto una donnetta. — Addio, Isostasietta! — e tutti le corron dietro. — Cos’è mai? Non ti tratterrai tu oggi un momento con noi?
— Oh! per me, oggi non posso. Son passata di qui per taluni miei affari, e vado via subito... Son tutta disadorna.
— Voi siete sempre bellissima.
— Io veramente non son poi come... Vado alla buona. Ma. vedete, una certa decenza... una certa decenza... Che ne dite. Nearco? —
CORBILO. Via, via: voi siete sempre cara. Trattenetevi: bevete con noi un bicchiero di vino... Ehi! ragazzo: recaci del vino, ma che sia ottimo, sai! Recaci anche delle ostriche... del salame di Lucania... Nearco e quel suo amico ci accorderanno la grazia di trattenersi con noi, non è vero?
- ↑ Lo stesso Alesside, nella Caldaia.