Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/60

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Tu avrai per certo udito ragionare di quelle prove, alle quali questi giovani si sottopongono, e che sono meno terribili, ma piú difficili e piú efficaci delle prove che si usano ne’ nostri misteri.

Basta ricordarsi di esser in Eieusi, nell’Attica, per non spaventarsi alle apparenze del tartaro, dell’erebo, degli incendi, delle morti, di tutti gli altri spettacoli che ti presentano nel tempio di Cerere: spettacoli i quali potcvan produrre qualche utile effetto, quando i misteri furono inventati; quando i tempi eran feroci ed i delitti facili e spesso impuniti; quando, mancando ogni forza ed ogni giustizia pubblica, non è improbabile che queste mistiche adunanze abbian servito come di velo alla giustizia privata, che talora ha raddrizzati molti torti, talora moltissimi ne ha commessi. Allora il primo merito, che richiedevasi in chiunque voleva esser ammesso in tali adunanze, era il coraggio1. Oggi ogni illusione è svanita, e l’uomo, se ha senno, non ha bisogno di coraggio. E cosí si snaturano e diventano inutili tutte le istituzioni de’ tempi troppo antichi.

I pittagorici, al contrario, ti provali coll’esercizio di tutte le virtú. Prima di ammetterti, esplorano tutto: moti, passi, parole, tísonomia, genitori; nulla sfugge alle loro indagini. Cilone, altre volte, non fu ammesso, perché apparteneva ad una famiglia troppo prepotente e mostrava, nel suo volto, ne’ suoi atti, nella sua voce, un cuore crudele ed uno spirito vilmente soverchiatore. Non è vero ciò che taluni han detto, che, entrando nell’ordine, fosse necessitá rinunciare a tutt’ i suoi beni; non è vero neanche che si debba rinunciare a tutti gli altri legami della vita e della cittá: cose tutte immaginate da quei vili, i quali non conoscono alcuna cosa di mezzo tra il desiderar le ricchezze ed il servire alle medesime. I pittagorici esigono ciò che è piú utile all’umanitá e, nel tempo istesso, piú difficile all’uomo: I>osseder i beni della fortuna senza esserne posseduto. Mollezza,

  1. Il nome che si dava agli associati era «sodes». L’etimologia di questo nome è «si audes». Vedi VICO, De uno universi iuris principio et fine uno.