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XV

Secondo ragionamento di Archita

[Necessarie cautele nel giudicare i grandi uomini — Stratagemma usato da Pitagora nel fondare la sua scuola a Samo — Inesorabilitá di lui in fatto di morale — Le oscure sentenze pitagoriche nient’altro che proverbi popolari — interpetrazione di alcune di esse — Sono quasi sempre proverbi antichissimi, e non inventati da Pitagora — Diffícile non l’inventare proverbi, ma scoprirli in un popolo e sapersene servire — Utilitá didattica dei proverbi — Perché le leggi civili debbano essere diverse dai precetti religiosi e dai costumi — Un riformatore deve dar pochi precetti e molti consigli — Utilitá degli esempi dati dagli uomini virtuosi — A essi soltanto un riformatore può confidare integralmente la sua dottrina — Collegi pitagorici e loro classi — Pitagorici e pitagorei — Dottrina interiore e dottrina esteriore nella filosofia pitagorica, quella segreta e questa pubblica, e perché — Ottima accademia ma pessima cittá quella di soli sapienti — Un mezzo savio è un pazzo finito — Errore tanto il mettere il popolo a parte di tutti i segreti dei saggi, quanto il vietargli i buoni studi utili alle arti — Ottima cittá quella in cui ciascuno sia al suo posto — Rispetto per gli dèi e pei maestri voluto da Pitagora — Stolto, pei saggi, disputare delle loro dottrine davanti al popolo — Dovere imprescindibile dei maestri di non farsi mai mancar di rispetto — Bisogno, per le dottrine destinate a produrre riforme popolari, di collegi, iniziazione, segreto — Misteri eleusini e di Samotracia non piú utili quando diventati troppo comuni — Ma i collegi non debbono mai isolarsi dagli uomini- — Triplice fine dei collegi pitagorici — Diffusione del pitagorismo in Magna Grecia, in Lucania e nel Sannio, e suoi benefici effetti — Ma la riforma non fu compiuta per mancanza di tempo — Persecuzione di Cilone contro i pitagorici — Abolizione della schiavitú propugnata dai pitagorici — Rivolte degli iloti