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L, V III Di Mnesilla

[Giornale d’amore.]

Egli finalmente è partito... Io ho visto il suo petto ansante per affanno... Non mi ha detto altro se non: — Mnesilla, tu 10 vuoi... — Gli ho vietata finanche la miserabile consolazione del pianto... Non sono io contenta del mio trionfo? L’ho seguito cogli occhi fin dove estendevasi la forza della mia vista... Ad ogni momento soffermavasi, e guardava Taranto, la mia casa, me; e, mentre io era quella che gli dava tanto affanno, egli non faceva altro che ripetere a Nearco: — Dunque, Mnesilla lo vuole! — Negli ultimi momenti che fu con lui gli disse: — Io ringraziava il cielo di tre benefici: il primo di conservare ancora in vita mia madre, il secondo di avermi dato a maestro Platone, il terzo di avermi fatta conoscere Mnesilla; e quest’ultimo beneficio mi rendeva piú cari i due primi. Il giorno piú lieto nella vita di una buona madre è quello in cui 11 giovine suo figliuolo le conduce in casa una vergine degna di succederle nell’augusto nome di madre di famiglia: ella si consola coll’idea che da quelle regioni nelle quali vivono eterne le anime de’ buoni, dopo dieci, dopo venti, dopo trenta anni, vedrá ancora suo figlio felice; e, quando anche suo figlio non sará piú, vedrá felici i nipoti (ché felici sono sempre i figli di madre virtuosa) ed onorato il nome ch’ella ha portato... O mia madre! chi sa che tuo figlio non ritorni solo? Egli non sará felice, e sará l’ultimo che porterá il tuo nome... E tu, o Platone!