Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/133

Da Wikisource.

lxiii - pregiudizi e spirito pubblico de’ romani 127

augurio! — esclamarono allora i nostri sapienti: i termini dell’imperio di Roma non retrocederanno mai; — e tutto il popolo lieto ripeté: — E così sia. —

Quando i Galli, i quali giá da due secoli avean sorpassate le Alpi1 ed avean distrutto le colonie e l’impero che gli etrusci possedevano dall’Adriatico sino agli Appennini, sorpassati anche questi monti, invasero l’Etruria, fu certamente un consiglio degl’iddii che mosse i romani a prender la difesa di Chiusi, la quale, sola, mal avrebbe potuto resistere al torrente de’ barbari che la minacciava. Se i Galli vincevan Chiusi, mal poi avrebbe potuto resister Roma. Gl’iddii, che ci han dati gli augúri d’impero, quegli stessi iddii ci hanno ispirato l’eterno consiglio di difendere i deboli e di opporci ai potenti2. I Galli presero e saccheggiarono ed arsero Chiusi, ed offrirono a noi patti di buona amicizia e di eque transazioni. Ma essi eran troppo potenti; e noi, messa da un lato della bilancia una guerra, in cui si disputava tra la vittoria ed una morte gloriosa, e dall’altro una pace, la quale, dopo pochi anni di ozio, ci avrebbe ridotti a certa e vergognosa morte, noi scegliemmo la guerra. Non mai consegni tanto manifesti gl’iddii mostrarono ch’essi sono i padroni della sorte degli uomini e delle cittá, e che alternano le buone e le triste vicende per eseguire i loro disegni e dare agli uomini ed ai popoli alte lezioni di virtú. Imperciocché, amici, non c’inganniamo: gli iddii son giusti; e, quando han decretato nella lor mente che un popolo sia grande, lo voglion nel tempo istesso virtuoso; onde è che spesso lo mettono in estremi pericoli, da’ quali è libera la vita tranquilla ed oscura di quegli altri popoli ch’essi han destinati a produrre e consumare i frutti della terra, affinchè con tali pericoli si conforti il loro coraggio e si ridestino le loro virtú. Non mai sará noto fuori delle proprie mura un popolo il quale non sia stato piú volte in pericolo di perire. Le grandi sciagure i grandi popoli le debbono interpretare come nuovi patti di fortuna stipulati cogl’iddii.

  1. Livius
  2. «Parcere subiectis et debellare superbos.»