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i più prudenti incominciarono ad aprir qualche trattativa coi Galli, stanchi anch’essi di un assedio lunghissimo, che avea ripieno il loro esercito di malattie. Si convenne che noi avremmo comperato dai Galli a prezzo di oro il dritto di poter uscire dal Campidoglio ed andarne altrove a cercare un’altra patria.

Chi non avrebbe allora creduta Roma perduta, e perduta per sempre? Eternamente schiavo rimane chiunque, una volta, una volta sola, abbia commessa la viltá di comperar la sua vita.

Ma ecco che giugno Camillo; quel Camillo, che di tanti trionfi avea accresciuta la gloria del nome romano; quel Camillo, che la feccia del popolo, sempre ingiusta, perché sempre invidiosa delle virtú che non sa emulare, avea un anno prima condannato all’esilio; quel Camillo, il quale, uscendo dalle porte di Roma, avea pregati gl’iddii, vendicatori delle ingiurie fatte agli innocenti, perché ridestassero nuovo desiderio di sé negli animi degl’ingrati suoi concittadini. All’annunzio del pericolo di Roma, egli, che vivea ritirato in Ardea, obblia le antiche ingiurie; tutti gli abitatori delle nostre colonie, tutt’i nostri alleati, tutt’i romani che trovavansi fuori della patria, si riuniscono, si armano, lo nominan dittatore e lo invocan condottiero alla nobile impresa. Camillo applaude al loro coraggio, ma ricusa il comando offertogli, se prima non era sancito dal senato ed approvato dai solenni augúri. Tanto era il rispetto che quest’uomo grande avea per le leggi e per la religione, che credeva mal salvarsi la patria conculcando le medesime! Il senato, a cui per opra di un disertore, se ne fece pervenir nuova, approvò l’elezione, e Camillo giunse nell’istante appunto in cui Brenno pesava sull’iniqua bilancia a peso di oro i destini del primo popolo della terra. Egli avea aggiunto a’ pesi, giá non giusti, la greve sua spada; ed ai nostri, che dolevansi di tanta soperchieria, altra risposta non avea dato se non: — Guai ai vinti! — Ma Brenno fu disfatto, e gl’iddii mostrarono che essi avean voluto provare, e non giá perdere Roma.

Io mi ricordo ancora che, un anno dopo questo avvenimento, alcuni tribuni faziosi proponevano al popolo di abbandonar Roma e passare ad abitar Veia. — Qual giustizia permette mai