Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/14

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sensibile? Prima io diceva: — Non esiste nulla di ciò che vedo; — poi sarò costretto a dire: — Tutto ciò che vedo, che immagino, che ragiono, può esistere. — Io non saprò piú ciò che esiste o non esiste. Come mai potrò conoscere il vero? Lo ricercherò sempre e non lo ritroverò mai. Opporrò a vicenda i sensi alla ragione; la ragione ai sensi; le idee di un uomo a quelle di un altro uomo; le opinioni, i costumi di un popolo ai costumi ed alle opinioni di un altro popolo...; ma, dopo tanti paragoni e tanto esame, confuso tra tante sensazioni, tante idee, tanti costumi, io non potrò dir mai: — Questo è verob). — La dottrina del dubbio nascerá da quella istessa setta appunto, la quale maggior cura par che abbia avuta del vero. E tu, o sublime Senofane, pare che avevi predetto i fati della tua dottrina, dicendo: Niun sa né saprá mai che cosa è il veroW. O che si abusi dunque de’ sensi, o che si abusi della ragione, il male, che ne viene, è sempre gravissimo e sempre lo stesso: la mancanza, cioè, di quelle idee generali nelle quali solamente sta il vero. L’empirico non ha che sensazioni, lo scettico non crede neanche a queste. Senza sensazioni noi non abbiamo idee, e colle sole sensazioni non abbiam veritá. Che potrá asserir mai colui il quale non fa altro che sentire ? Egli potrá ben dire: — Io sento, — ma non mai: — Ciò, che io sento, esiste; — molto meno: — Ciò, che io sento, è di tale o tal altra natura, o dipende da tale o tal altra cagione <3). — La natura e 1’esistenza delle cose non si possono conoscere né dimostrare se non col mezzo di quelle idee generali, che noi formiamo paragonando tra loro le individuali; onde poi abbiamo quegli eterni caratteri, che, applicati alle nostre sen* sazioni, ci mettono a tale da poter dire: — La sensazione è (t) Il pirronismo difatti nacque dalla scuola eleatica. Pirrone, il quale visse poco dopo Platone, era di Elea: LaUktius, in Pyrrhone . (2) La£rtil*s, ibidem. (3) Ricordiamoci che presso gU antichi italiani il vero non era altro che il fatto.