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lxiv - storia e costituzione di roma 135

pone il senato e dalla etá o dignitá li chiama «padri»1; il rimanente del suo popolo divide in curie ed in tribú per ragione della parentela e dell’abitazione di ciascuna famiglia; e finisce la sua vita ed il suo regno coll’esser ucciso per invidia dai padri ed adorato dalla plebe come un dio.

Ma Roma per opera di Romolo non fu che una riunione di uomini. Il primo, il quale colla religione e colle leggi facesse di tal unione una cittá, fu Numa. Romolo per i romani è un dio, ma Numa è il piú grande de’ mortali. Romolo avea saputo rendersi terribile a tutti i ’suoi vicini; Numa fece di piú: seppe rendersi venerabile e caro. Senza il lungo regno di Numa, Roma, ancor fanciulla, sarebbe rimasta distrutta dalle sue stesse vittorie, funeste sempre quando non procurano al di fuori la pace e non sono al di dentro accompagnale dalla tranquillitá.

Tullo Ostilio seppe trar profitto dal lungo ozio di Numa, suo antecessore. Guerriero per indole, richiamò alle armi gli animi riposati. I vicini disprezzavano un popolo, il quale, per la pietá verso gl’iddii e l’osservanza del dritto e della fede, quasi sembrava imbelle; ma nel cimento si avvidero che tutto ciò non avea fatto altro che renderlo piú costante, piú disciplinato, piú ubbidiente alle leggi, piú tenace e piú atto all’imperio. Ed il vero imperio di Roma fu fondato da Tulio, imperciocché fino a quel tempo i romani non avean fatto altro che difendere la loro indipendenza dalle altre cittá, e specialmente da Alba, nel di cui territorio Roma era stata edificata; ma Tulio distrusse Alba, ne uni i cittadini ai romani, e Roma incominciò a comparir veramente indipendente nella lega delle altre cittá latine.

Anco Marzio, nipote di Numa e successore di Tulio, riuní il lituo alla spada; fu pontefice savio e guerriero felice.

Cosí tu hai in questi quattro re quasi personificate la forza, la religione, la disciplina, la quale non è altro che la riunione della religione e delle leggi alla forza, l’imperio, il quale non si acquista né si conserva altrimenti che col numero e colla disciplina. Che manca a questa cittá nostra? Le arti? Le reca

  1. Sallustio, Catilinaria