Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/181

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s’illanguidisce, ciascun partito è piú inquieto, perché né ricusa né dispera l’aiuto dello straniero potente; ed allora uno di questi popoli potenti è quasi costretto alla conquista, onde l’altro non accresca il suo impero con tali volontarie dedizioni. Ed io non nego che tutte queste cose sien vere e che, ad ottener durevole pace, convenga toglier di mezzo questi popoletti, per i quali l’indipendenza è un peso superiore alle loro forze. Ma credete voi perciò che l’alleanza coi romani sia necessaria e possa mai esserci utile, e che questa alleanza possa dispensarci dal bisogno della virtú? Siamo stati lungo tempo alleati de’ romani, abbiam guerreggiato insieme, abbiamo divise le conquiste, e forse la parte che è toccata a noi è stata la maggiore. Difatti abbiam preso ai volsci tutto quel tratto di terra che si stende sino a Casino e quasi a Sora; grandissima parte e la piú fertile della Campania è nostra; signori, protettori, alleati (che importa il nome?), dominiamo quasi intera la Dauniab), Quando si è stretta l’alleanza, era il Sannio oh quanto piú potente di Roma ! Durante il tempo dell’alleanza abbiam conquistato molto piú di Roma: onde avvien dunque che oggi i romani han forze eguali alle nostre? a buon conto onde avviene che dalla stessa lega e dalle stesse vittorie i romani abbiati ritratto maggior profitto di noi? Rinnoviamo l’alleanza: ciò non vuol dir altro se non proseguiamo a far si che Roma s’ingrandisca sempre piú del Sannio, il quale, senza perder nulla, anzi conquistando ancora qualche altra cittá, diventi picciolissimo: ciò, che non ci potrebbe toglier la guerra, perdiamo per un’amicizia malaugurata. E questo che io vi dico, se l’esperienza ve lo prova nel tempo passato, la ragione ve lo dimostra pel futuro. Roma può trarre dall’amicizia nostra quel profitto, che noi non possiamo mai trar dalla sua. Imperciocché, quando avrem divise le poche terre, che ancor rimangono degli ernici e de’ volsci, ed io vi aggiungo anche quelle degli ausoni, degli aurunci e de’ sidicini, nessun’altra conquista noi potrem fare insiem coi romani. I romani, al ( 1 ) Di quest’ultimo fatto vedine le prove in Livio, vii, vili, ix, passim .