Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/183

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protezione di un altro popolo piú potente; che la reclamino gli stessi lucani, se mai cesseranno quelle ragioni per le quali oggi ci sono amici, il timore cioè della potenza siracusana <0. È della natura de’ popoli deboli ed oppressi il temere piú i mali presenti che i futuri; è della natura de’popoli eguali il sospettar piú de’ vicini che de’ lontani : gli appuli invocheranno un nuovo signore, qualunque egli sia per essere, solo per non ubbidir piú a noi; i lucani lo invocheranno, perché noi siamo i soli che possiamo esser loro rivali. Chi ci assicura che i romani non accetteranno le offerte né degli appuli né de’ lucani? Ed ecco tutto l’effetto di quell’alleanza che noi tanto ardentemente desideriamo: noi saremo utilissimi ai romani, essi non potranno esserlo a noi; essi potran cagionare a noi molto male, noi a loro pochissimo o nessuno. Non ci lasciamo illudere da speranze fallaci : conosciamo le vere cagioni delle cose. Se noi non possiamo esser temperanti, siamo almen forti ; se ci è negato di vivere in pace, procuriamo almeno di vincere in guerra. Ma la vera forza di un popolo non sta né nel numero degli uomini né nell’estensione del suo territorio. Se ciò fosse, i principali tra i popoli d’Italia sarebbero tutti eguali, poiché, se taluno tra essi cede in numero di uomini ed in terre, siccome voi tarantini, supera gli altri in ricchezza, e può nel bisogno assoldare aiuti stranieri. E se tra questi popoli si potesse dare ad un solo il primato, non vi è dubbio che il consenso di tutti lo darebbe a noi sanniti, e per numero di uomini ed ampiezza di dominio, nel che a nessuno cediamo; e per fertilitá di suolo, nel che cediamo a pochi ; e per ricchezze, nelle quali cediamo a voi soli < 2 ). In forza ed in armi non possono paragonarsi a noi che i soli romani, i quali (è necessitá confessarlo) vagliono molto piú di noi colla fanteria ed hanno disciplina superiore alla nostra; talché, se noi un giorno avrem guerra con essi, non sarem vinti per mancanza (1) Livio ci mostra che avvenne pochi anni dopo. (2) Nel Satmio ci narra Livio che eravi molto oro ed argento. (3) Ltvius, vii, vili, ix, passim . V. Cuoco, Platone in Italia • 11 12