Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/187

Da Wikisource.

LXVIII

Risposta di Archita

[I mali di Taranto son forse maggiori di quelli del Sannio — Prevedibile una guerra tra il Sannio e Roma — Il vincitore rimarrá padrone d’Italia — È ineluttabile che tutti i popoli nascano, crescano, invecchino e muoiano — Il saggio, senza obliare le norme del giusto, deve adattarle agli ordini del destino.]

Gli stessi mali, che soffre la patria tua, desolano anche la mia. Voi siete piú felici o, almeno, siete ancor meno dispregevoli di noi, perché, se soffrite eguali mali, avete però colpe e vizi minori. Voi non avete il nostro lusso e la mollezza nostra, non le nostre ricchezze, non il nostro commercio, non la vicinanza del mare, da cui vengono il commercio, l’oro e la mollezza. Niuna cittá tra le vostre ha condannato ancora a morte chi abbia ne’ pubblici comizi proposto di rivolgere ad uso della guerra il danaro riserbato pel teatro, siccome han fatto gli ateniesi e si mostran pronti a fare questi miei tarantini. Non ancora vi siete avviliti fino al punto d’indurvi a mendicare aiuti stranieri, come giá son pronti a fare questi miei, i quali non sanno dir altro che: — Viviamo lieti e tranquilli: ci difenderanno i sanniti. E se mancano i sanniti, mancheranno altri popoli che si vorranno far ammazzare per noi? Abbiam danaro: potremo pagarli. In ogni bisogno il re dell’Epiro è potente per uomini, e non è lontano (*>. — Voi ancora vi battete (i) Difatti i tarantini lo invitarono pochi anni dopo; poscia invitarono Pirro: ambedue con infelicissimo successo.