Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/188

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per la vostra patria, ancora riputate dolce e glorioso il morir per lei. Se gl’iddíi t’ispirano, ardisci, uom saggio, tenta qualche altra cosa per la medesima; e poiché essa è degna ancora di vita, salvala, se puoi, dalla dissoluzione onde è minacciata. Stringi il nodo sociale, eh’è troppo debole; fa’ che si eviti la lentezza inseparabile dei concili troppo numerosi di tante cittá, e tutte le popolazioni del Sannio diventino una cittá sola. Rendi i disegni piú costanti, dando fine all’ instabilitá de’ mediastutici ; lascia la libertá, senza la quale non vi è vita, ma togli l’anarchia che ne impedisce l’esercizio; e quando avrai formato del Sannio intero una cittá sola, dágli una sola mente. Se non m’inganno, voi siete in continua guerra coi vostri vicini; e prevedo che tra poco ne incomineerá una coi romani, la quale non finirá se non colla distruzione del Sannio o di Roma. Qualunque de’ due popoli avvien che vinca l’altro, rimarrá padrone dell’ Italia; perché la stessa ragione per cui la guerra non avrá fine se non colla distruzione di uno di voi, quella stessa ragione fará si che il vincitore diventerá padrone di tutto. Questa ragione è una: in Italia {perdonami, o patria: io lo dico con dolore, ma posso io negarlo?) non esistono che due soli popoli veramente popoli, voi ed i romani : non potete esser amici, perché siete soli; vi farete la guerra, perché non vi è chi la possa impedire; non farete la pace, perché non vi è chi vi possa conciliare; occuperete tutto, perché non vi è chi possa resistere. Vedi il destino della tua patria? Essa è in un bivio: è tuo dovere indirizzarla per quella via onde si va a salute. Dopo la vittoria voi diventerete insolenti e molli; sarete prima l’ammirazione di tutti, poscia il flagello di molti, finalmente il disprezzo di qualche popolo che vendicherá tutti gli altri. Ma che fare contro il fato, il quale non conserva la specie se non colla distruzione degl’individui? Se tutte le nazioni fossero savie, meriterebbe l’esecrazione degli uomini colui il quale credesse riporsi la felicitá nella forza. Ma, poiché i figli della terra non sanno esser pacifici nella loro abitazione, saggio è colui il quale, nell’ondeggiar continuo delle vicende umane, sa prender tale