Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/192

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ha provato anch’essa i moti di ambizione, e che ne è avvenuto? Quegli ordini, ch’eran buoni per Sparta saggia, non sono stati sufficienti a contener Sparta stolta; e l’esperienza ha mostrato ch’essa era meglio istituita per tiranneggiar gl’iloti che per difendersi dai nemici b). Sparta sará la vittima de’ suoi vizi e delle leggi sue. Che cosa è mai una cittá? Questo nome non si deve dare ad ogni unione di uomini indistintamente, ma bensí a quella sola che basti a se stessa. Ora i nostri bisogni ed i capricci nostri sono spinti tant’oltre che una cittá non può sussistere senza l’aiuto di tante altre. In Atene non si può imbandire una mensa senza mettere a contribuzione tutt’i monti, tutt’i fiumi, tutt’i mari dell’Italia, della Sicilia, della Grecia, dell’Egitto, dell’Asia. Ov’è dunque piú Atene? Nella prima etá le cittá vivono in pace e quasi s’ignorano a vicenda, perché niun vicendevole bisogno le muove ad armarsi o ad odiarsi. Nella seconda si conoscono e si fanno la guerra, importa poco se con le armi o con quelle furberie che si chiaman arti del commercio. Da questa vicendevole guerra, sia d’armi, sia d’industria, 10 veggo un’irresistibile tendenza di tutte le nazioni a riunirsi; e, siccome ciascuna di esse ama aver le altre piuttosto serve che amiche (tal è la natura del fango di cui Prometeo ci ha impastati), cosí veggo che, ad impedire la servitú del genere umano ed a conservar piú lungamente la pace sulla terra, il miglior consiglio è sempre quello di accrescer coll’unione di molte cittá 11 numero de’ cittadini, prima e principal parte di quella forza, contro la quale la virtú può bene insegnare a morire, ma lo sola cieca e non calcolabile fortuna può dar talora la vittoria. Non pare a te che la natura, colle diramazioni de’ monti e de’ fiumi, col circolo de’ mari, colla varietá delle produzioni del suolo e della temperatura de’ cieli, da cui dipende la diversitá de’ nostri bisogni e de’ costumi nostri, e colla varia modificazione degli accenti di quel linguaggio primitivo ed (i) Aristotele, Politica .