Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/236

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tichi. È stata Pesto conquistata dalle nostre armi : noi ne siamo oggi i signori. Ma i pestani hanno implorato ed ottenuto da noi di conservare almen la memoria de’ loro antichi usi e deh l’antica loro religione; ed in alcuni giorni dell’anno si riuniscono tutti in un tempio, il quale è sito fuori delle mura della cittá, ed ivi vivono vita antica, ed esercitano tutte le loro cerimonie del loro antico culto, e non ragionan di altro che delle memorie di loro antica grandezza (0. Spettacolo veramente ammirabile e pieno di tenerezza, veder uomini, per l’amor che portano alla propria patria, degni di sorte migliore, e ridotti dalle vicende della fortuna ad implorare dal vincitore ed ottenere, quasi fosse un favore, la libertá di piangere l’antica grandezza! Io vado ogni anno a veder tale spettacolo. So che i lucani vi sono odiati, e come no? Ma io non accresco coll’insulto la miseria altrui. Rammento di esser lucano, ma potrei obbliar di esser uomo e non esser intenerito allo spettacolo di tanta fragilitá delle cose umane? Quindi è che io spesso piango al loro pianto; ed essi, se non mi consideran come amico, mi guardano almeno come un consolatore. Anderemo dunque in Pesto; ed ivi tu udrai da un sacerdote mio amico quello che ora vorresti udire da me. — (x) La memoria di questa solennitá, che ceiebravasi in Pesto, ci è tramandata da Ateneo sul detto di Aristosseno. Ateneo dice che Pesto era signoreggiala da’ barbari. Per sapere chi mai fossero questi barbari, i commenti sono senza fine. Si è detto da alcuni che s’intendevano i romani ; quasi Aristosseno non fosse di molto anteriore all’epoca nella quale i romani presero Pesto! Ai tempi di Aristosseno, Pesto o non era signoreggiata da nessuno o poteva esserlo dai soli lucani. Ma Aristosseno avrebbe mai chiamati «barbari» i lucani ? Ho ragion di credere che Ateneo abbia alterato il testo di Aristosseno.