Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/241

Da Wikisource.

Natura, alcuna cosa mortai non ha; né alcuna cosa per morte è estinta... (0. Vedi tu l’uomo? Egli cangia ad ogni momento, l’uomo di oggi è diverso da quello di ieri; ma non perciò tu puoi dire che sia un altro: tutt’i cangiamenti, che ei prova, sono effetti di una sola cagione, sono parti di una istessa vita; e, sebben diverso, è però sempre lo stesso uomo. Cosí la specie intera ha anch’essa una forza unica che lo move, una legge unica che lo governa, e vive una sola vita, della quale tutt’ i cangiamenti non sono altro che accidenti necessari e tendenti tutti allo sviluppo della vita medesima. Non vi sono individui per la mente eterna, perché non ha bisogno di numeri per comprendere le cose. Una Mente unica, qual è quella che governa l’universo, non può avere che un fine unico; una forza infinita, qual è quella che anima l’universo, deve tendere costantemente a questo fine: chi potrebbe arrestarla? L’immaginarla per un sol momento stanca o assopita sarebbe lo stesso che crederla limitata. Ed il fine, al quale tende una Mente ottima, non può esser altro che la perfezione. Tieni continuamente, o Cleobolo, rivolta la tua attenzione a questo fine unico, ed allora conoscerai la vera storia del genere umano. Noi ci inganniamo dando questo nome alla collezione piú o meno ampia delle azioni e delle vicende degli uomini e delle nazioni : storia della specie intera non avrern mai finché non iscopriremo quel fine unico a cui tutta la specie tende costantemente, e quella legge comune a tutti gl’individui 1 che tale tendenza determina e regge: allora le storie di tutte le nazioni diventano una storia sola, e lo spettacolo, in apparenza disordinato, delle vicende di tanti popoli diventa al tempo istesso e piú istruttivo e piú sublime. Allora la storia (s’è vero che le cose umane piú da vicino toccan gli umani petti) produce un’im- (1) Questi versi son di Empedocle. Sono citati anche da Plutarco.