Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/258

Da Wikisource.

uomini. Non sono essi tutti figli di uno stesso padre? Ma, per effetto delle divisioni politiche, gli uomini non si reputati piú abitatori della terra, bensí della tale o tal altra cittá; non tutti figli di Giove, ma chi di Marte, chi di Apollo, chi di Nettuno. Ogni norma di giusto o d’ingiusto si perde, si estingue. Il savio ti dirá che un’azione è grata agl’iddii perché giusta; ma il volgo dirá eh’è giusta perché grata agl’iddii0). E qual azione sará tanto feroce o vile che, moltiplicato all’infinito il numero degl ’ iddíi e dati ad essi tutti gli affetti e le parzialitá umane, non possa aver un dio, se non autore, almeno approvatore? Né qui finiscono i mali, o miei amici. Ovunque i popoli vivono uniti e sicuri e coltivano in pace l’agricoltura e le arti, ivi la massima parte della nostra sussistenza dipende da’ mezzi che sono nelle nostre mani: l’esperimento ci convince esservi nell’universo un ordine di cose pel quale prospera sempre l’utile fatica ed è sempre felice la virtú; si genera nelle nostre menti l’idea piú sublime e nel tempo istesso piú vera che concepir si possa della divinitá; l’idea di un autor sapientissimo e potentissimo conservator di quell’ordine che ci rende beati; e noi pronunziamo il santo suo nome solo per rendergli grazie e perché sia fatta la di lui volontá, la quale non può esser che volontá di virtú e di bene. Ma, quando i popoli sono divisi e gli ordini turbati, le leggi tacciono, le arti languiscono, la vita diventa misera e sottoposta a mille accidenti che non si possono né prevedere né impedire; e gli uomini, perduto il retto uso delle proprie forze, tutto temono e tutto sperano dalla divinitá, che o offendono con insensate lagnanze o tentano con voti piú insensati. Ed allora nasce una specie funesta di superstizione, per la quale si vorrebbe costringere gli iddii a prender parte in tutte le piú picciole cose de’ mortali, e si moltiplica il numero de’ falsi sacerdoti, i quali vi promettono ogni felicitá, vi salvan da ogni pericolo, vi espiano da ogni delitto, vi sciolgon da ogni dovere. A misura che diminuisce l’opinione del vero poter degl’iddii, cresce quella del poter de’sacerdoti. (i) Pi.atone, Euiif rotte.