Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/261

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ricorre ai sagrifizi. È vinto; e come no, se, ad ottener la vittoria, piú del sagrificio era necessario il valore? Ma egli, mentre soffre la disgrazia, non si avvede dell’errore che n’è la cagione, e fa nuovi sagrifici, e li raddoppia e li moltiplica, e spesso, a forza di ripetute superstizioni, arriva all’empietá. Narrasi che nelle grandi calamitá pubbliche i nostri padri abbian talora tinto di sangue umano gli altari di quegli stessi iddíi che s’imploravano come amici degli uomini. Esiste tuttavia ne’ nostri antichi libri sacri un rito arcano, dal quale i duci si promettono indubitata e quasi fatale vittoria. Nel piú profondo silenzio della notte i soldati sono ad uno ad uno condotti in luogo che ha piú apparenza di spelonca che di tempio; il suolo è coperto di visceri ancora palpitanti e bagnato di sangue che ancor fuma: è sangue di animali e di qualche uomo infelice, il quale o ha temuto soverchio o anche impavido ed innocente è stato scannato, onde gli altri, che venivan dopo di lui, temessero abbastanza; numerosi centurioni colle spade sguainate ti circondano truci; tu non sai se devi assistere ad un sagrificio ovvero esserne la vittima; tra lo spavento e l’orrore ti costringono a pronunziare un giuramento, pel quale le piú funeste imprecazioni sono vomitate contro il tuo capo, la tua famiglia, la tua cittá, se mai o tu abbandoni il tuo capitano o non uccidi quello il quale tu vedi che lo abbandona... L’ultima volta che questo rito nefando ha deturpata la religione de’ nostri padri è stato nell’anno che i sanniti tolsero Capua agli antichi suoi abitanti. Degno rito per tanta scelleraggine ! ú). Possa esserne questo l’ultimo esempio! Ma io lo desidero, non lo spero. La via della veritá ha un termine; ma quale sará il termine nella via dell’errore, per la quale quanto piú camminate, tanto piú vi trovate lontano dalla meta? Sarebbe necessitá rimetterci sul diritto sentiero. Avete veduto come le troppo minute e malaugurate dissensioni politiche han corrotti gli ordini della guerra e della pace; gli ordini corrotti han resa e piú celere e piú funesta la corruttela de’ costumi, (1) Livius, x, 27.