Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/293

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si potrebbe riposare, per l’ordinario non ne parlano. È necessitá dunque discutere la fede di coloro che ne parlano, e discuterla con ragioni intrinseche, indipendenti dal paragone de’ loro detti coi detti degli altri scrittori. La storia del pitagorismo ha bisogno di una critica particolare, perché particolari sono e la natura de’ libri che sulla medesima abbiamo e le circostanze nelle quali si son trovati gli autori di tali libri. Tutti gli errori sono nati da che gli scrittori moderni han voluto trattar la storia di Pittagora collo stesso metodo di quella di Cesare. Han raccolto tutto quello che dagli antichi si era scritto; poche volte hanno avvertita qualche contradizione che v’era tra i loro detti, e nella contradizione ciascuno ha seguito il detto che era piú confacente al suo sistema. Ma questo sistema era fondato sul detto di un altro scrittore, a cui si prestava fede e che forse non ne meritava piú di quell’altro cui si negava. Per lunghissimo tempo, prima di Meiners, nessuno ha detto: — Quanta fede meritan tutti questi scrittori de’ quali io fo uso? ....

II

I libri della scuola italiana perirono colla scuola medesima. Tanto i pittagorici quanto gli eleatici non eran filosofi oziosi: essi erano legislatori, oratori, capitani, maestri della gioventú, e, come tali, era impossibile che non fossero esposti piú che gli altri agli effetti funesti di quelle vicende politiche, che tanto frequentemente turbarono la parte meridionale dell’Italia. Polibio ci parla di una cospirazione quasi generale, in cui i collegi de’ pittagorici furono tutti incendiati. Di altra persecuzione contro i medesimi ci parla anche.0); persecuzione che alcuni credono esser la stessa di quella narrataci da Polibio, ma che io in altro luogo dimostrerò essere stata diversa. Venne l’ultima suscitata o almen fomentata da Dionisio, e fu la piú fatale. Allora vivevano Archita, Filolao; la scuola brillava di uno splendore vivissimo, simile ad una bella face vicina ad estinguersi. I pittagorici professavano, nella politica interna delle cittá, principi tendenti all’aristocrazia e non lontani dalla monarchia; nell’esterna, la riunione la piú stretta delle cittá italiane tra loro. Con ( 1 ) In bianco nel ms. [Ed,]