Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/314

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egli esser stato dogma di Talete «omnia, qtiae cernuntur, deorum esse piena» d>; e, per dileguare ogni equivoco che potesse sorgere dalla parola «principio», dice in un altro luogo: «aquam esse initi um rerum; Deum autem mentern, quae ex aqua cuncta fingeret»(*). Molti non voglion credere che questo dogma sia veramente di Talete, perché sarebbe in contradizione con tutto il rimanente della storia greca, che la scoperta di un Dio mente dell’universo attribuisce ad Anassagora. Un passo di Aristotele (3) avrebbe sciolta ogni difficoltá. «Non essendo sufficienti a spiegar i fenomeni della natura le cagioni poste fino a quel punto, si pensò, non altrimenti che negli animali, esservi anche nella natura un intelletto cagione del mondo e dell’ordine, ed il primo che ciò disse apparve quasi sobrio in mezzo ad una congrega di ubriachi. Sappiamo questi essere stato Anassagora, ma pur non manca chi creda prima di lui averlo insegnato Ermotimo di Clazomene. Chi cosí pensa stabilisce due principi degli esseri : la materia e la cagion del moto. Altri pensa il primo esser stato Esiodo e qualunque altro abbia posto per principio l’amore». — A buon conto, la gloria di Anassagora non è certa; o, se tale si vuol credere, convien confessare la medesima consistere solo nell’aver resa piú chiara, distinta, adequata un’idea prima oscura ed appena traveduta. — «Tutti i piú antichi — soggiugne Aristotele — aveano ammesse due cagioni, ma oscuramente, parlandone come persone ignoranti, simili a soldati inesperti che talvolta fanno qualche buon colpo ma senza saperlo».— Il vero merito di Anassagora non fu dunque quello di aver il primo insegnata 1’esistenza di una mente, ma bensi di averla detta diversa e distinta dalla materia. — «Anassagora adopra la mente come una macchina a generare il mondo (si avverta che la parola «macchina» indica una cagione estrinseca distinta daU’eftétto e di diversa natura)». — Talete, al contrario, inclinava al panteismo. La sua «mente» si univa all’acqua. Difatti Cicerone, dopo aver esposto il di lui sistema, soggiugne: «Si dii (i) De legibus t II, 2. Nella lingua degli antichi la parola adii» non indicava giá la mente creatrice e governatrice delPuniverso, ma bensi Va anima delle cose», la quale non differiva dall*«<essenza». Vico il primo l’ha dimostrato nella sua Antiqua Italorum sapientia . Parlandosi di Talete, si può aggiugnere il passo di Atcnagora, il quale attesta aver egli distinti «Iddio», a demòni, «eroi». Iddio è la niente del mondo; i demòni sono le essenze delle cose; gli eroi le anime degli uomini [C.] (a) De natura deot~um , I, io [C.] (3) Metaphysica , 1 [C.]