Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/325

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«Io non entrerò nella discussione de’ principi su cui si fonda il Vico, principi nuovi, solidi, luminosi, ma da cui egli spesso trae conseguenze stranissime, precipitate, violenti. Solo, nel supposto che l ’Iliade e l ’Odissea non sieno che storie nazionali composte dal popolo, domanderò prima perché queste storie non comincino se non dall’ultimo periodo, vale a dir dalla guerra di Troia, e di questa pure si restringano ad una menoma parte, lasciando le altre piú grandi ed interessanti». — Risposta. Ammessi i principi di Vico, questa è una conseguenza naturale. Le memorie poetiche delle nazioni incominciano appunto dall’ultimo periodo della barbarie. Quale è l’epoca in cui incominciano i nostri poemi ? Carlo Magno. I barbari non hanno poesia epica perché non hanno grandi geste: hanno solo poesie liriche. Ma tra la barbarie e la civiltá vi è un passaggio che dir si potrebbe l’«epoca della cavalleria», e questa è l’epoca dell’epopea. La cavalleria nostra ha incominciata dall’epoca di Carlo Magno ed è finita nelle crociate. Degli altri fatti piú antichi ne restano appena poche, oscure, incerte memorie; e queste esistono tanto nella storia poetica della Grecia quanto nella nostra. Artú, la Tavola rotonda, ecc. sono simili a Teseo, a Piritoo, ad Ercole, agli argonauti. E pare che ai greci non ne rimanesse meno che a noi. «Perché si restringono ad una menoma parte?». — Risposta. Non è che essi si restrinsero: è che a noi non sono pervenuti tutti gli altri canti. E fuori di controversia che essi esistevano, ’ come esistono presso di noi. Si sono perduti, perché né tutti erano eccellenti, né tutti ebbero la fortuna politica che ebbero i canti di Omero. «I greci dunque non aveano esistito prima di quell’epoca? o il loro stato innanzi di essa non presentava nulla di memorabile e degno di esser trasmesso?». — Risposta come sopra. «Cotesta storia poetica è ella storia di fatti o di costumi?». — Risposta. Di costumi personificati, cioè di costumi ridotti a fatti. «Se il primo, quante vicende ed avventure non doveano esser accadute fra i greci, e non accaddero realmente innanzi la guerra di Troia, di cui pure presso Omero, vale a dire nel codice della storia nazionale, non si fa menzione di alcuna sorta?». — Risposta come sopra. «Se poi i fatti della storia omerica non sono che simboli rappresentanti il costume, le variazioni e progressioni del costume istesso, non sarebbero spiccate piú ampiamente nell’intera