Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/350

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adeguato la storia o taluni suoi aspettiti), si giungesse, in qualche storia letteraria, a porre al medesimo livello «i due immortali romanzi della nostra etá, cioè il Platone in Italia di Vincenzo Cuoco e i Promessi sposi di Alessandro Manzoni» (*). Nessuna meraviglia, pertanto, se, durante gli anni in cui la passione pel riscatto nazionale divenne piú tormentosa, il passionale Platone (ristampato ben sei volte dal 1820 al 1861 ( 3 )) avesse fortuna molto maggiore del tanto piú sereno e critico Saggio storico (ristampato nel medesimo periodo di tempo soltanto quattro volteU)). Cosí, per esempio, Giuseppe Gazzeri, nelPannunciar nel- V Antologia (s) la morte del Cuoco, lo chiamava «illustre autore del Platone in Italia», senza accennar nemmeno al Saggio. E Gabriele Pepe, inserendo nella medesima rivista ( fi ) quella sua necrologia del Cuoco tante volte ristampata di poi, mentre procura «scusarlo» del Saggio, di cui si sbriga in poche righe, discorre a lungo di quell’«opera di scientifico momento» e «assai maggiore dell’altra», che sarebbe stato il Platone. E, per addurre un ultimo tra i molti altri esempi che si potrebbero aggiungere, se l’ammirazione del Levati ( 7 ) pel racconto dei casi del Novantanove è soltanto vivissima, iperbolica è quella ch’egli tributa al viaggio di Cleobolo per l’Italia. Ma era poi anche naturale che, risoluto felicemente il problema italiano, il rapporto s’invertisse; e del Saggio si riconoscesse sempre piú il valore storico oltre che propagandistico, laddove il Platone, perduto a poco a poco il suo valore d’attualitá e quindi la sua popolaritá, venisse quasi dimenticato. Oggi, per altro, anch’esso ritorna in voga. Non che noi lettori moderni vi ritroviamo ciò che faceva andare in visibilio i nostri nonni; giacché, come i pitagorici amori di Cleobolo e Mnesilla ci lascian freddi, cosí all’etá dell’oro della storia italiana, ai romani conculcatori dell’indipendenza della penisola e ai sanniti difensori (1) Croce, op. ciu, I, 66 . (2) Levati, op. e loc. cit. (3) Panna, Carmignani, 1820, in 2 voli, (da cui derivan tutte le ristampe successive); Bruxelles, 1842, in un voi. a due colonne; Lugano, 1843; Torino, Pomba, 1852 (Biblioteca popolare , voi. 50); Torino, Pomba, 1854 {Poligrafia, voi. 9); Napoli, Mariano Lombardi, 1861. (4) Ediz. Nicolini, p. 362. (5) XXXIX, marzo 1824, pp. 186-7. (6) XXXX, aprile 1S24, p. 99 sgg. E il Pepe non fa se non riecheggiare, in fondo, un giudizio del medesimo Cuoco. Cfr. Scritti vari , II, 302, 313, ecc. (7) Op. cit., pp. 228-9 c l. c.