Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/81

Da Wikisource.

riere: in esse solamente la fatica della guerra non è abborrita da nessun cittadino, e la gloria è desiderata da tutti. Ho trovati qui i costumi quali ce li avea descritti il buon Ponzio. Tutti però concordemente mi dicono che sulle sponde del Volturno sieno ben diversi: lo avea detto anche Ponzio; e sará. Io non li ho visti ancora. Ma ciò, che per ora ne ascolto, è troppo lontano dal verisimile. Non negherò che gli etrusci erano corrotti e che gli etrusci vinti abbian corrotti i sanniti vincitori. Ma mi pare che tutto nella natura abbia un termine eterno, insuperabile: lo stesso vizio, lo stesso disordine può spingersi fino ad un certo segno e non piú... Ti dirò a voce ciò che questi narrano... Arrossisco scriverlo ú)... Vedrai tu se una cittá possa sussistere un anno, una decade, un giorno solo in mezzo a tanta corruzione. Io lo ripeto: lo vedrò, vedrò Capua, vedrò forse anche Cuma; ma per ora non voglio far torto alla specie umana credendola capace di tanto avvilimento. A me pare probabile, e molto probabile, che la fantasia di questi sanniti, i costumi de’ quali sono semplici e severissimi, accresca le cose narrandole. I campani e gli etrusci non saranno piú corrotti degli efesi, de’ cirenei, forse degli stessi ateniesi e corinti. E non sarebbe, per Giove! picciola corruzione; né vi è bisogno d’immaginarne una maggiore per dar ragione della decadenza di un popolo. Qui l’educazione della gioventú è piú che spartana. Severissimo è l’imperio delle madri (*), ed io mi confermo coll’esperienza nella credenza di ciò che tu stesso tante volte mi hai detto, cioè che senza l’opera e l’autoritá delle medesime non vi possa esser educazione. Le madri sannite esercitano i figli fin dalla prima etá nei piú duri lavori della campagna, ove vivono leggermente vestiti, in modo che tu non li puoi distinguere dagli schiavi, dividendo con essi tutte le opere della pastorizia e dell’agricoltura < 3 ). (x) Vedi Ateneo, xii, 5. Vedi Appendice I* (2) Orazio, Odae , in, 6. (3) Iustinus. È vero che parla de’lucani, ma ciò, che egli dice de* lucani, si può senza errore applicare ai sanniti.