Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/261

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le virtú. Del resto, noi crediamo che tali memorie non sieno per un popolo senza grandissima utilitá. La grandezza romana e greca non è per noi un esempio straniero: è nostra, è grandezza e virtú di famiglia; e le virtú degli avi non si ripetono sempre inutilmente ai nipoti. — Questo, delle cose nostre. Né trascureremo le altrui, onde non si perda mai di mira quel paragone, dal quale noi speriamo la massima utilitá. Daremo, perciò, di tempo in tempo tutto ciò che si andrá pubblicando di piú importante sulla statistica degli altri popoli: se qualche cosa di utile andranno essi scoprendo e praticando nelle arti, lo daremo egualmente. Della scienza e letteratura degli stranieri (siccome questo non è un giornale letterario) ce ne occuperemo di tempo in tempo, e daremo un elenco, breve sí, ma completo, di tutto ciò ch’essi avranno scoperto d’importante nelle scienze o prodotto nelle arti belle. — Chiunque nei fogli periodici non cerca altro che gli aneddoti ora inutili, ora inverosimili, ora scandalosi, le descrizioni di cerimonie e di feste, le ampollose magnificazioni, insomma, delle picciole cose sotto grandissimi nomi, potrá trascurare questo nostro giornale. Esso non è scritto per lui...». II. — Osservazioni sulla legge dell’abolizione della feudalitá (n. i, 16 agosto 1806). «Il Regno di Napoli era da cinquanta anni in qua lacerato da una guerra civile. Che importa che si guerreggiasse nel Sacro Consiglio e nella Regia Camera, ovvero ne’ campi della Puglia e nelle montagne degli Apruzzi? Ne’ nostri tribunali non vi eran meno di trentamila liti pendenti tra municipalitá e baroni: non minore di trentamila era il numero delle persone, o direttamente o indirettamente, in tutto il Regno occupate a suscitare, fomentare, regolare tali liti. La nazione intera era divisa in due parti, le quali, sebbene la forza comprimente del governo impediva loro di uccidersi, non perciò cessavano di odiarsi, di calunniarsi, di spogliarsi a vicenda. E da questa guerra lenta, ma che chiamar si potrebbe, con molta proprietá di linguaggio, * piú che civile ne nascevan mali eterni, che rendevan crudele lo stesso tempo di pace». Codesta anarchia è ora cessata con la legge del 2 agosto 1806, riuscita gradita non meno ai comuni che agli stessi feudatari.

III. — Elementi di sfigmica del dott. Domenico Pignataro, Napoli, Marotta (n. 5, 20 agosto 1806).

  • Napoli rammenta ancora qualche scherzo giovanile che un uomo di

grandissimo ingegno giá fece all’illustre e sventurato Cirillo, acuí il credere o non credere alla sfigmica nulla accresceva o toglieva ai tanti titoli che avea alla celebritá, e la di cui morte le scienze della natura e della salute rimprovereranno eternamente a Speziale ed a chi allora comandava Speziale».