Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/281

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superiore?... Uscite dallo stesso pensiero, nate dal medesimo sentimento, ma piú o meno divergenti nel loro corso prolungato a traverso de’ secoli, le religioni han dovuto conservare, piú o meno, quel che potrebbe chiamarsi ‘tinta della loro origine’; e, siccome una istessa affezione non saprebbe avere che un certo numero molto limitato d’espressioni esterne, cosí hanno esse dovuto presentare per tutto le medesime forme, modificate solo da circostanze locali, tanto indifferenti in se stesse da non potersi confondere sul fondo, sul quale hanno esercitata un’influenza piú o meno sensibile. Considerando, dunque, colla forza dell’astrazione tutte le religioni, che hanno esistito e che esistono tuttora, come un solo individuo morale..., si può dire che il divino legislatore de’ cristiani non ha cambiato le forme della religione, ma le ha solamente purificate, ingrandite, nobilitate». S’oserebbe aggiungere che «il Cristo ha, per dir cosí, realizzato il bello ideale di queste medesime forme esteriori dell’uomo in un’opera tutta viva e tutta piena di azione... Ma chi può negare che il bello ideale non sia poggiato sulla natura istessa e che non abbia sempre un rapporto piú o meno distinto tra ciò che realmente esiste e ciò che non esiste che per supposizione? Non v’è dunque alcun inconveniente in mettere a confronto il culto de’ cristiani con tutti gli altri culti, comesi mettono a confronto questi istessi tra loro, per assegnarne le affinitá e le discordanze, per caratterizzarne la natura, le intenzioni, i principi..., in una parola lo spirito». XCV. — Quadro politico dell’Europa (n. 26, 2 marzo 1811). XCVI. — Poesia estemporanea. Ultimi canti improvvisati in Genova dal signor Francesco Gianni romano (n. 40, 19 marzo 1811). XCVII. —Giambattista Gagliardi, Topografia di Taranto (n. 62, 13 aprile 1811 ).

XCVIII. — L’Italia avanti il dominio dei romani [di Giuseppe Micali], Firenze, Piatti, 1810 (n. 93, 20 maggio 1811). «La storia dell’Italia antica non è certamente la storia de’liguri, de’ taurini, de’ cenomani, degli orabi, popoli appena noti per la loro esistenza, ma bensí la storia degli etruschi, de’ sabini, de’ marsi, de’ sanniti, de’ lucani, de’ bruzi e di quelle colonie greche, le quali, se non portarono la civiltá in Italia, la promossero però efficacemente. — Questa storia dell’antica Italia era poco nota. I romani avean distrutto finanche la fama di quei popoli che aveano assoggettati alla loro potenza. La storia che noi avevamo dell’antica Italia non era che la storia de’ romani, aggiuntavi la vanitá de’ greci, i quali pare che avessero transatto coi loro padroni di servire, a patto che permettessero loro di mentire. I greci ubbidivano e