Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/282

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servivano, contenti, nel loro servaggio, di servir un popolo che credevano di origine greca: i romani comandavano e credevano, o mostravan di credere, non esser dispiaciuti che, a conservare il loro imperio, alla forza delle armi si unisse quella delle opinioni. — Una erudizione piú ampia, una critica piú accurata ha distrutte tutte queste favole. Le origini italiche non si ripetono piú dalle favole dei greci. La popolazione italiana si deriva da ogni altra parte del mondo fuorché dalla Grecia, non solamente non abitata, ma neanche abitabile prima dell’ Italia. La civiltá nostra ha preceduto la greca, ha dei caratteri essenziali di originalitá, e non la dobbiamo se non al suolo ed al cielo che abitiamo ed a quella energia di mente e di cuore onde ci ha arricchiti la natura». A questi criteri appunto s’è ispirato il Micali, che narra la storia dei popoli italiani dai tempi antichissimi fin quasi ad Augusto. Quest’ultima < parte della storia italiana sembra esser meno interessante, perchè giá nota quasi a tutti, per la lettura che fin dalla fanciullezza ognuno fa della storia romana». Sennonché * la storia romana, quale ordinariamente si ha, non è la storia d’Italia. Io dirò di piú: non è la storia di nessun popolo, perché nessun popolo può avere quel corso di avvenimenti che a’ romani de’ primi secoli di Roma hanno attribuito i posteriori scrittori, intenti tutti ad adular la grandezza dell’imperio ed a rendere i principi della civiltá romana piú augusti. La storia romana de’ primi cinque secoli può somministrare materia d’istruzione solamente per la politica interna di uno Stato: per l’esterna non farebbe che indurci continuamente In errore. Qualche veritá è stata accennata dagli scrittori greci, specialmente da Dionisio e da Polibio. Essi ci han detto che Roma era una cittá della federazione latino-albana; essi ci spiegano come venne a capo di diventare la prima cittá di tal federazione, che fu vinta da Porsenna, ecc. ecc. Quando si raccolgono e si mettono in ordine tutte queste notizie, la storia dell’ Italia diventa diversa dalla storia romana, ma piú istruttiva, perchè piú verosimile*. — Sarebbe stato desiderabile «che l’autore non avesse trascurate alcune ricerche le quali entravano nel suo piano. La quistione, per esempio, della origine dei popoli italiani offre ancora campo a molte utili ed ingegnose ricerche; lo stato físico dell’ Italia primitiva può dare e dá gran luce alla genealogia dei popoli italiani ; ancora molto vi è da osservare nell’etimologia della lingua latina, studio troppo abusato da alcuni, troppo disprezzato da altri. Dispiace soprattutto che non abbia l’autore, parlando della filosofia italiana, seguito almen per poco le vestigia di Vico: avrebbe potuto dimostrare che la filosofia degli italiani era essenzialmente diversa dalla greca e propria di quelli; avrebbe potuto spiegarci meglio qual fosse questa filosofia. Sulle leggi di varie nostre cittá della Magna Grecia ha seguito le opinioni piú comuni, che non sempre sono le piú vere, ecc. ecc. — Ma noi ci ricordiamo del detto di Montesquieu: — Bisogna giudicare del libro che un autore ha fatto, e non giá di quello che avrebbe potuto fare. — Ed il libro che ci ha dato il signor Micali è eccellente».