Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/285

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uniformitá di opinioni, da cui solo può nascere pubblico costume e spirito pubblico, primo e principale scopo di ogni istruzione e senza del quale le nazioni potranno essere numerose, se si vuole, anche industriose, ma non mai veramente grandi. Quindi nelle scienze físiche quella lentezza ne’ progressi, della quale tante volte vi è stata ragione di dolersi e di vergognarsi». «Noti ci illudiamo: gli attuali stabilimenti letterari dell’ Europa possono essi dirsi tutti del decimonono secolo? Quando si osservano i principi, i metodi, i libri classici di alcuni di essi, si è tentato di crederli del decimosettimo, del decimosesto e taluno anche del decimoquinto. — Uno dei piti grandi passi che siensi fatti per l’istruzione de’ popoli e per i progressi delle scienze è stato quello di centralizzare, diciam cosí, la pubblica istruzione e formare, di tanti stabilimenti letterari di ogni Stato, un corpo solo, il quale avesse e mente e vita dal governo». Codesto, «se è un gran bene in ogni altro Stato, è grandissimo nel Regno di Napoli, dove, prima per incuria, poscia per falsa politica del passato governo, ogni comunicazione letteraria interna ed esterna era stata quasi distrutta». E chi legga con attenzione il decreto sopra ricordato, vi trova i semi di parecchie tra le cose qui espresse. «Si sarebbe potuto entrare in dettagli maggiori ; ma forse, col tempo, molti di essi avrebbero dovuto cangiarsi, mentre al contrario si possono stabilire con maggior sicurezza di esito felice, quando la macchina sia giá attivata. Tale è l’indicazione della natura: essa non genera che il punto in cui risiede il principio della vita; questo una volta animato, si sviluppa da se stesso e forma una macchina ammirabile, che nessuno potrebbe mai comporre in dettaglio». Senza dir, poi, che tutto ciò che era importante: — istruzione primaria gratuita, distinzione tra i vari gradi d’istruzione, esami, elevazione dell’universitá di Napoli al livello delle meglio organizzate di Europa, ecc. ecc.; — «tutto ciò che si dovea fare, la legge lo ha fatto».

C 1 X. — Scelta di poesie liriche di Gaspare Mollo dei duchi di Lusciano, Parigi, Didot, 1811 (n. 297, 15 gennaio 1812). «La Crusca è per i grammatici quello che la Scrittura era per li controversisti nell’epoche di eresie: un arsenale comune, dove tutti í nemici andavano a provvedersi di armi per battersi». Lodevole l’intenzione di conservare la puritá della nostra lingua; «ma non ci si respinga, per Dio, all’etá di messer Lionardo Salviati, di Castelvetro, di Muzio. Non è la favella servile di costoro quella... per cui è gloriosa l’Italia: è la favella libera, signorile, di Dante, di Boccaccio, di Dino Compagni, di Machiavelli, di Guicciardini, di Ariosto, di Tasso, di Metastasio e di molti altri, i quali o non sono ancora entrati nell’albo della Crusca o vi sono entrati dopo lunghissime guerre di pedanti, perché è impossibile che uno scrittore veramente originale non abbia nuove parole e nuovi modi, e che ciò non turbi le coscienze degli scrittori ordinari. La Crusca rassomiglia un po’