Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/287

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per tutti e fatale per i coltivatori delle scienze furono ad esso involati, e quindi perduti per il pubblico, molti suoi scritti preziosi». Ma «rimarrá sempre la memoria del coraggio di cui egli diede tante prove in quei tempi Infelici, proteggendo intrepidamente la causa dell’umanitá». CXIII. — Lettere scientifiche di vario argomento di Nicola Vivenzio, Napoli, Tratti, 1812 (n. 511, 22 settembre 1812). «Nella prima il Vivenzio spiega le origini della favola, della poesia e de’ romanzi dietro le idee di Vico, che sono quelle stesse di Platone, e che saranno le idee di tutti coloro che vogliono analizzare la natura della mente umana. Seguendo sempre queste idee, troppo poco conosciute e seguite, egli paragona, nella seconda, Omero, Dante e Petrarca», e «nell’ottava ragiona della guerra di Troia, di quella guerra che tanto rassomiglia al famoso assedio di Parigi, che forse non ha esistito mai in fatto, come non ha esistito questo, ma che si troverá sempre nelle tradizioni di tutti i popoli come un punto intermedio tra l’estinzione della barbarie ed il ritorno della civiltá».

CXIV. — Memorie istoriche sui monumenti di antichitá e di belle arti che esistono in Miseno, in Bauli, in Baia, in Capua antica ed in Pesto , Napoli, tipografia del Monitore , 1812 (n. 550, 6 novembre 1812). CXV. — Osservazioni sul decreto di Sua Maestá degli 1/ febbraio 1813 concernente i depositi giudiziari (n. 647, 27 febbraio 1813). CXVI.—Contro la politica inglese in Sicilia (n. 652, 5 marzo 1813).

CXVII. — Guardia interna della cittá (n. 668, 24 marzo 1813). CXVI II. — Instruzione per gli atti giudiziari di competenza de’ giudici di pace , di Niccola Nicolini, avvocato generale presso la Corte di cassazione, Napoli, Trani, 1812 (n. 673, 31 marzo 1813). «Io paragono un processo ad una specie di macchinismo per cui si esegue praticamente un calcolo colla macchina di Niepar. Senonchè questa vi dá anche il risultato: in quello, il risultato è sempre effetto del criterio morale del giudice. È il giudice che deve far da sè l’ultima operazione; ma non può farla se non su dati che la macchina gli presenta. Saper adoprare questa macchina è da uomo istruito; ignorarne l’uso è vergognoso; inventarla sarebbe gloriosissimo, se avesse potuto esser invenzione di un