Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/301

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di quella forza che doveano far valere in difesa di se stessi, de’ loro fratelli, e per estinguere il dispotismo che gli degradava. Io dimostrerò col fatto quanto sieno stati alcuni alieni dall’intenzioni della repubblica, credendo che questa, invece d’appoggiare il culto, o voglia a poco a poco rimuoverlo da queste contrade o non conservarlo in tutta la sua puritá. Siffatto sacrilego pensare, che presso l’imperita moltitudine e gl’imbecilli è un’arma perniciosa per far delle piaghe profonde nel seno della patria, sará da me smentito ed affatto proscritto. La repubblica, di cui conosco troppo bene i principi, protesterá al culto per opera mia il suo rispetto. Ella m’impone di riverirlo e farlo riverire con una scrupolosa esattezza, di garentirlo, di promuoverlo e di perseguitarne colla spada e col fucile gli aggressori; ed io, fedel esecutore de’ suoi ordini, userò tutto il potere, di cui ella mi riveste, per un punto cotanto interessante ed a lei si caro. Mi lusingo perciò che i ministri del culto, persuasi della rettitudine del mio operare, si riuniranno con me per influire di comun concerto alla buona riuscita della pubblica tranquillitá ch’io vado a stabilire. Essi non mi negheranno i loro lumi e mi presteranno la voce e la mano per assicurare il rispetto al culto, il riposo a’ buoni e sterminare i scellerati, se non si potranno ricondurre al buon sentiero. Questi sono i sentimenti del governo e da quello in me trasfusi. Pieno di questi, io volo in mezzo a voi, e spero che i traviati e sedotti vogliano piuttosto profittare della clemenza generosa d’una madre che gli richiama tra le sue braccia, che di obbligarla finalmente a stringere il flagello minaccioso che le siede a fianco per corriggere gl’impertinenti figliuoli, ma non giá per dilacerare in essi i suoi visceri. SI, sará per me un soggetto di tenerezza e di inesplicabile gioia vederli ritornare, pieni di rossore e di compungimento per gli passati errori, sotto l’insegna tricolore, ove la patria, obbliando le offese, l’invita a raccogliersi per carezzarli ed abbracciarli. Patria cara ! qual piacere per te a rivedere pentiti sotto la tua bandiera i tuoi figli da te allontanati dalla seduzione e dalla perfidia ! qual giubilo per me, che avrò la bella sorte di ricondurti quei germi cui tu temevi che un turbine maledetto avesse a sterpare per sempre! Deh! non voglia la cabala de’ nostri nemici rapire a te si dolce contento ed a me la lusinghiera soddisfazione di procurartelo! Prego perciò il gran Dio degli eserciti, da cui solamente riconoscer dobbiamo l’inestimabile preziosissimo dono della libertá, che benedica i giusti disegni del governo e miei, e meni al