Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/325

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XLVIII. — Alfratello Michele. (Milano, autunno del 1804]. — ... Appena che sará finita la stampa del secondo volume di Platone , 10 ve ne invierò delle copie non solo per voi ma anche per qualche parente ed amico. È inutile mandarvi il solo primo volume. Il secondo uscirá alla fine del mese entrante ed il terzo verso la fine dell’anno. Vi ripeto che dall’esito che avrá quest’opera dipenderá tutta la mia sorte. Quando sará finita l’edizione, spero poterne mandare qualche copia a Sua Maestá imperiale ed a qualche altro sovrano per mezzo de’ ministri di questo governo; e, se non sarò il piú disgraziato degli uomini, qualche regalo, secondo il solito, spero averlo. Prego il cielo che la guerra non intorbidi le relazioni. Qui continuo sempre ad essere ben visto, e tutti mi augurano tra poco una sorte ed una situazione migliore... XLIX. — Di Vincenzo Monti. — Milano, 9 dicembre 1804.— E me pure due lodevoli ragioni movevano a desiderare che quell’onorevole vostra critica venisse pubblicata: la prima, perché mi porge occasione di far pubblica la mia stima verso di voi; la seconda, perché mi dá campo di rendere piú evidente la mia interpretazione. Ove adunque vogliate gratificarmi, amerei che deste alla vostra difficoltá quella maggior estensione di cui la vi parrá suscettibile, ritenendo, se cosí vi piace, le conseguenze che ne avete dedotte, e nulla togliendo di quelle riflessioni che le dánno piú peso; ma ciò tutto col vostro interissimo beneplacito. Credo, cosí operando, che l’urbanitá letteraria vi fará guadagno per l’una parte e per l’altra, e molto piú la nostra amicizia, che per parte mia vi protesto sincera per ogni verso...

L. — Di Giambattista Giusti. — Bologna, 18 decembre 1804.— ...Io non ti dissimulo che avrei veduto volentieri ristampati i miei versi sul tuo foglio. Se non volevi, se non potevi dirne bene, pazienza! Ma io ne ho stampate cosí poche copie che mi son sparite dalle mani in un subito; e se si vedevano sur un foglio come il tuo, forse si sarebbero letti da piú, e il giudicio del publico sarebbe meno incerto e precario. Perché, come sai, vi è un publico efimero, per dir cosí, che inalza a cielo le Chiome di Berenice , i Cavalli alati , i drammi, le orazioni, ecc., e ve n’è un altro che col tempo distrugge e fa tacere il giudicio del primo. Ora a questo secondo devesi aspirare, ed è perciò eh’ io vorrei ora sentir cosa si dice dai piú de’ miei versi. Se tu non vuoi, ti mando due