Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/342

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non poco al giornale, perché i compilatori, non avendo piú comunicazione col governo, non avendo piú istruzione, non sapevan cosa fare. Questo annunzio dell’appalto fatto ci si dá il primo giorno dell’anno per aver effetto nello stesso giorno. Pare giusto, al contrario, che ci si avrebbe dovuto dare un mese prima, onde non lasciare cosí repentinamente sulla strada tre persone le quali non aveano alcun demerito col governo. È stato tanto precipitato l’annunzio, che gli antichi compilatori sono stati congedati senza prima essersi trovati li nuovi : talché il signor segretario di Stato mi ha invitato a continuare per un tempo discreto, ed io mi sono obbligato a farlo, e per sapere il tempo pel quale si avea ancora bisogno dell’opera mia ho scritto all’editore Agnelli il biglietto del quale umilio copia a Vostra Altezza e del quale non ho ricevuto ancora risposta. Osservo in tutte queste cose, per parte di Agnelli, una difficoltá di parlare che mi sorprende. Io ho scritto al signor segretario di Stato la lettera della quale ne umilio copia a Vostra Altezza. Dopo avergli esposto che forse non era conveniente metter degli uomini di lettere, che avean ben servito lo Stato, in balia e nella dipendenza di uno stampatore, ho chiesto che, nel caso dell’appalto, noi compilatori fossimo intesi e preferiti. Intesi, perché forse abbiam ragione di credere che possiamo offerire condizioni piú vantaggiose al governo di quelle che ha offerte Agnelli: diciamo «forse*, perché non sappiamo qual contratto Agnelli o abbia fatto o sia per fare. Abbiamo, per altro, tutte le ragioni di crederlo vantaggiosissimo aH’Agnelli: forse c’inganneremo, ma perché non farcelo sapere? Qualunque uomo dimanda di essere inteso per proporre una cosa utile allo Stato, ha un diritto sacro di esser ascoltato. A tale mia lettera il segretario di Stato ha risposto nel modo che Vostra Altezza leggerá nell’aggiunta copia. Se tale è, Altezza serenissima, la mente del governo, io la rispetto. Ma la supplico a riflettere che, oltre le fatiche fatte pel Giornale italiano , l’incarico che allora mi détte il governo non era che un picciolo compenso per altri servigi che io ancor resi. Io sono stato il primo ad occuparmi in questo paese di lavori statistici. Mie sono le Osservazioni sull’ Agogna, sebbene portino in fronte il nome di colui che allora era commissario del governo in quel dipartimento. E quel mio libro, sebbene scritto in quindici soli giorni, in un dipartimento non ancora ordinato, e dove nessuno avea ancora rivolti i suoi pensieri a tali oggetti, sebbene sia ancora molto lontano dalla perfezione, tanto piú che i fatti non