Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/372

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XVIII-XXI, XXIII-XXVI, XXIX-XXXVII. — Relative tutte alle Osservazioni sul dipartimento dell’Agogna scritte dal C. per incarico del conte carrarese Lodovico Lizzoli (1776-1820 circa), giá promotore dell’Accademia Arnutica di Carrara (1787), indi «patriota» (1796), deputato al Congresso cispadano (1797), membro deU’amministrazione dipartimentale delle Alpi apuane (1797), eletto nel corpo legislativo cisalpino tra gli iuniori (1797-8), commissario straordinario del dipartimento dell’Agogtia dal 1801 al maggio 1802 (nel giugno, come si scorge dalla lett. XXXVII, era giá tornato a Milano). Se poi, com’egli narra, entrasse effettivamente in diplomazia, non si conosce da altre fonti. Sull’opera scritta dal Cuoco per lui vedere il primo voi. di questi Scritti vari, p. 234, e pres. voi., Nola bibliografica. — La lettera del «commissario de’ tribunali» (ossia di G. Fiorio) al Lizzoli è pubblicata dal Cogo, V. C. (Napoli, 1909), p. 131 sg. — Il barnabita Ermenegildo Pini (al secolo Carlo) da Milano (17 giugno 1739-3 gennaio 1825), dirigeva dal 1772 il museo di storia naturale, istituito a Milano da Maria Teresa. — Giuseppe Gautieri da Novara (5 luglio 1769-23 febbraio 1833), che forni anche lui qualche appunto all’opera, era allora medico delegato e componente della Commissione di salute pubblica del dipartimento dell’Agogna. — Della Novaria sacra del vescovo Carlo Bescapé si ha una traduzione italiana di Giuseppe Ravizza (Novara, Merati, 1878). XXII. — Molto si è arzigogolato sulla presente lettera e si è anche discorso di passi che Michele Cuoco avrebbe fatti presso il governo borbonico per ottener che il fratello tornasse in patria. Ma, a dir vero, in virtú della pace di Firenze, Vincenzo aveva bene il diritto di tornarvi senza compiere alcun atto umiliante. Che anzi il comitato dei sussidi, di cui alla lettera XV, esortò piú volte i profughi napoletani a tornare in patria, offrendo loro le spese del viaggio; e una formale diffida pel ritorno, con relativa penale, venne fatta loro dal duca di Civitella. XXXVIII. — Relativa alla Statistica della repubblica italiana, su cui vedere Nola bibliografica. La lettera fu rimandata al C. dal Melzi, che vi scrisse a tergo, in data del 17 agosto: «Se il progetto sará conforme alle circostanze e corrispondente all’oggetto, sará accettato». XXXIX. — Per l’esaurimento nervoso sofferto dal C. vedere piú oltre nota alla lettera CXXIII. — Cos’era l’«acciaro», medicina adoperata cent’anni prima anche da Pietro Giannone (cfr. Vita, ediz. Nicolini, p. 25) per curare la medesima malattia? Forse quel «leggiero marziale», che s’otteneva ponendo «due chiodi rugginosi e tre o quattro frondi d’assenzio per ventiquattr’ore in un bicchiere di vin bianco», e che Domenico Cirillo consigliava in una sua lettera del 12 aprile 1792 a un ammalato d’«ipocoudúa t (Htóo delia. RivaUziom aa#Qlclana del 1799* Nap<íU> p. 21). — L’«officio che avea»: forse quello di collaboratore al Redattore italiano. — «Un saggio che ne ho dato»: il libro sull’Agogna. XLI-XLII. — Il «foglio» è il Giornale italiano ; le «idee» del C. su di esso, il Programma, ripubblicato nel primo volume di questi Scritti