Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/391

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seguisse il quartier generale del Murat nei suoi vari spostamenti (cfr. Weil, Le prince Eugène et Murat, Paris, 1902, passim): certo è che tornò a Napoli il 13 maggio 1814 (De Nicola, 1 . c.). — Si sa che, poco dopo, si discusse, in alcune sedute del Consiglio di Stato, intorno ai parecchi francesi, i quali, pur non avendo chiesta e ottenuta a tempo debito la cittadinanza napoletana, volevano ora, con una postuma sanatoria, conservarle loro cariche; e si sa ancora che sulla questione di massima, trattata probabilmente nella seduta del 3 giugno 1814 alla presenza del Murat, favorevolissimo ai suoi connazionali, «di ventotto consiglieri ventitré furono per la sentenza del re, gli altri cinque per la opposta * (Colletta, Storia, ediz. Manfroni, II, 192). Tra i quali cinque quasi certamente fu il C. Per lo meno nella seduta del io giugno, dopo che, in assenza del re, il principe.Pignatelli di Cerchiara tentò di strozzare la riapertura della discussione generale, affermando che dei «principi su cui regolare il dritto de’ supplicanti circa la cittadinanza del Regno > non si poteva parlare «senza precedente ordine sovrano», «i consiglieri Poerio, Raffaelli, Briot, Coco e Sirignano» sostennero e riuscirono a far trionfar la tesi che «altro era il prender l’iniziativa di una questione di cui non era stato commesso l’esame, altro fissare i principi generali con cui risolvere il caso particolare, intorno al quale Sua Maestá aveva domandato parere» (Societá napoletana di storia patria, Carte Poerio, voi. segn. XXX. A. 8, parte II, f. 68 sgg.). E, quella volta, il «caso particolare» concerneva il ministro delle finanze conte di Mosbourg, ossia il diretto superiore del C. Il che non impedí che, giorni dopo (16 giugno 1814), essendosi istituito presso quel ministero un Consiglio generale di finanze, incaricato, tra l’altro, di compilar d’anno in anno il bilancio del Regno, e ripartito perciò in un Consiglio d’amministrazione delle rendite pubbliche e in un Consiglio della contabilitá generale, il C., oltre che essere incluso tra i membri del Consiglio generale, venisse posto alla testa di quelli del Consiglio speciale di contabilitá, con l’obbligo, nell’assenza del ministro, di presiederlo (Arch. di Stato di Napoli, Decreti originali, voi. 80, n. 134). E, allorché, un decreto del 21 luglio di quell’anno creò una commissione incaricata di esaminare «tutte le disposizioni ed usi in vigore relativamente alla contabilitá di qualunque ramo di servizio della guerra e marina» e di preparare «un lavoro completo e definitivo» sull’argomento, il nome del C. fu scritto, subito dopo quello del presidente barone Nolli, dallo stesso Gioacchino Murat, a cui era ben noto che soltanto il C., come direttore del Tesoro, era in grado di compiere «un attento paragone di tutte le leggi ed istituzioni vigenti nel Regno con le disposizioni legislative e regolamentarie che attualmente esistono, per isceglierne ed estrarne tntto ciò» che fosse utile allo «stabilimento di un centro di contabilitá, in cui vengano a riconoscersi e verificarsi tutte le spese nel piú breve termine possibile» (Arch. cit., Decreti citati, voi. 81, n. 139). — Quanto alla presente lettera, si avverta che il Millin (19 luglio 1759-14 agosto 1818) era stato a Napoli nel