Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/397

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Salvo forse un saggio storico-etimologico sulle voci della lingua greca, condotto sulla falsariga del De antiquissima Italorum sapientia di Giambattista Vico <*) e un proclama compilato nel marzo del 1799 in nome di Ignazio Falconieri (*), Vincenzo Cuoco, fino al maggio 1800, non aveva scritto nulla di notevole. Ma bastò che cominciasse a provare il pane durissimo deiresilio, perché l’ozio disperato, l’incolmabile vuoto interiore e l’acuta nostalgia per la patria lontana lo inducessero, e quasi costringessero, a diventar, da appassionato lettore di libri altrui, alacre facitore di libri propri ( 3 ). Al Saggio storico e alle lettere al Russo seguivan pertanto la collaborazione al Redattore cisalpino , il libro sul dipartimento dell’Agogna, la Statistica della Repubblica italiana, il Platone in Italia, la quasi quotidiana collaborazione al Giornale italiano-, e, come tutto ciò non bastasse, il Cuoco, al tempo medesimo, ideava o abbozzava o scriveva parzialmente un’ Ideologia, un Corso di legislazione comparata , una Storia dell’umanitá , una serie di Lettere sull’antica agricoltura italiana, un’altra serie di Osservazioni sulla storia d’Italia anteriore al quinto secolo di Roma\ per accennare appena di volo a un’ingente mole di frammenti o appunti sul bello, sulla musica, sulla storia, sulla patria potestá, sulla zoologia, sulla medicina, sulla cosmologia, e insomma sui piú vari argomenti ( 4 ). (1) Cfr. Platone in Italia, ediz. Nícolini, II, 314. (2) Presente volume, p. 293 sgg. (3) Pres. voi., pp. 297, 298, 299, 300, ecc. (4) Cfr., passim, nella Biblioteca Nazionale di Napoli (Buste XV. F. 97, 98 e 99) i manoscritti del Cuoco.