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nota 419

cattivo corso delle acque, la spopolazione delle campagne calabro-basilisco-pugliesi e talora anche campane e, ora causa ora effetto di tutti codesti mali, la malaria.

Gli effetti di codesta propaganda (autorizzata, naturalmente, dal governo medesimo) non tardarono a vedersi. Giá dal 2 gennaio 1807 monsignor Giuseppe Capecelatro, allora presidente della Sezione dell’Interno del Consiglio di Stato, scriveva al segretario generale dell’Istituto d’incoraggiamento che, «per eseguire un piano di riforma atto a far prosperare i boschi, le foreste e le miniere del Regno», il re desiderava che i lavori dell’Istituto convergessero verso «gl’indicati oggetti, acciò la Sezione ne prendesse conto per indi presentarne il dettaglio al sovrano ed al supremo suo Consiglio»1. Poco di poi (7 decembre 1807), Andrea Miot, ministro dell’Interno e presidente dell’Istituto, scriveva al vicepresidente Domenico Cotugno che «la Maestá Sua, sensibilmente colpita che in alcuni luoghi le acque perenni si lasciano perdere senza profitto, in altri son tanto male dirette che formano de’ ristagni nocivi alla pubblica salute, e che dall’altra parte in molti paesi sono le acque si scarse che l’industria ne rimane ritardata», incaricava quel consesso di presentare un compiuto lavoro sull’argomento2. E, sebben sembri che codesto lavoro non fosse mai fatto, non poca attenzione consacrò l’Istituto, specialmente durante la presidenza del Cuoco, ai rimboschimenti e alle bonifiche, come mostra il primo volume degli Atti, ove, oltre l’introduzione del Nostro, che tocca tante volte quell’argomento, s’incontrano una memoria di Raffaele Pepe sullo Stato e conservazione de’ boschi della provincia di Molise, un’altra di Luca de Samuele Cagnazzi Sulle campagne di Puglia e una terza di Teodoro Monticelli Sulla pastorizia del Regno di Napoli3.

Da canto suo, il governo, quasi primo passo nel tanto difficile problema, si risolveva nel 1810 a istituire presso il Ministero delle Finanze un’Amministrazione generale delle acque e foreste, le cui attribuzioni vennero definite con la legge del 20 gennaio 18114.

  1. Cfr. il facsimile riprodotto dal Mastroianni, op. cit., tra le pp. 24 e 25.
  2. Di quest’importante lettera non discorre il Mastroianni. Ma la si veda in Corriere di Napoli, n. 206, 7 dec. 1807.
  3. Mastroianni, p. 117.
  4. Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, primo semestre 1811, 2ª ediz. (Napoli, 1813), pp. 24-58. Consta di 152 articoli ripartiti in venti titoli.