Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/48

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li sogliamo suddividere in intellettuali e morali, secondo che dipendono dall’intelletto o dalla volontá. Or la teoria dell’intelletto è stata dai moderni coltivata piú di quella della volontá, e sulla natura delle idee vediamo molto piú innanzi che sulla natura degli affetti. I nostri affetti sono indubitatamente figli delle nostre idee e delle sensazioni nostre; ma, perché queste diventino soggetto delle deliberazioni della nostra volontá, è necessario, per cosí dire, che prima prendano la veste di piacere o di dolore, di bello o di brutto, di bene o di male.

Questa trasformazione, diciam cosí, delle idee in sentimenti l’orma il primo e principal problema della teoria morale dell’uomo; problema importantissimo e nel tempo istesso difficilissimo, e nella soluzione del quale entrano a calcolo, come cagioni delle infinite varietá che si osservano, e le leggi dello spirito e quelle del corpo, e le eccezioni tutte che queste leggi generali soffrono in ciascun individuo: l’etá, il temperamento, l’abitudine, e che no? Imperciocché, ammesso per vero che ci vengano dagli oggetti esterni tanto le idee quanto i sentimenti, è facile osservare che lo stesso oggetto produce sopra due diverse persone sempre la stessa idea, piú o meno viva, ma non sempre lo stesso sentimento. Quindi la teoria morale dell’uomo, quale noi la desideriamo, dovrebbe riunire in una scienza sola molte parti delle cognizioni nostre, che ora sono separate e divise; alcune aggiugnervene nuove, e quasi tutte perfezionarle.

Si dovrebbe prima di tutto risolvere il problema assolutamente e ne’ suoi termini i piú generali; indi analizzare ad una ad una le modificazioni che tale soluzione può ricevere nell’individuo per l’etá, pel temperamento, per l’educazione, ecc. ecc.; analizzare le azioni di tale individuo, ed indicare quel punto di mezzo nel quale sta la virtú, cioè il bello ed il buono morale (metodo praticato con tanta cura dagli antichi, e specialmente da Aristotile, e che i moderni hanno forse senza ragione trascurato); descrivere, a modo di Teofrasto, i caratteri che seguono ciascuna virtú e ciascun vizio, onde si possano rico-