Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/84

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egualmente inutili che quelle destinate a spiegare Ippocrate e Galeno. Perché sono inutili queste ultime? Perché voi non dovete insegnare né Ippocrate né Galeno, ma la medicina. Un medico, sia pur grande quanto si voglia, non è mai la medicina in persona: avrá una statua, e ciò è giusto, ma non avrá mai una cattedra, perché ciò è irragionevole. Per la stessa ragione, quando voi insegnate i veri principi, un gran numero di dettagli diviene interamente inutile. Si spiegava un tempo Ippocrate, Galeno, ecc., perché la medicina era tradizionale e non si era ancora risalito al fonte comune onde derivavano egualmente le dottrine e di Galeno e di Ippocrate. Si divideva la medicina in tante lezioni, e quasi si direbbero scienze, quante erano le malattie, perché la medicina era ancora empirica e non si vedeva ancora il nesso comune tra le malattie ed i rimedi.

Questo però merita un’eccezione in favore della chirurgia. Vi sono alcune parti della medesima di un uso comunissimo e di pressantissimo bisogno; è espediente che molti le conoscano, se non per teorica, almeno per pratica; e per buona sorte son tali che ben si possono praticare senza bisogno di conoscer l’assieme della struttura dell’uomo. Quindi conviene moltiplicarne le cattedre, anche fuori dell’universitá. Tale sarebbe la medicina domestica, la bassa chirurgia e l’ostetricia, delle quali converrebbe mettere una scuola in ciascuna provincia. Vi sará dunque una cattedra di medicina ed un’altra di chirurgia patologica. Lo scopo di queste sará quello di far la descrizione de’ sintomi di ciascuna malattia, ed indicare il loro corso tanto nello stato naturale quanto sotto l’azione de’ rimedi. Ma la descrizione esatta di una malattia comprende in sé l’indicazione di quelle che diconsi «cause remote» e dell’altre dette nel linguaggio volgare «prossime», cioè l’etiologia e la descrizione de’ sintomi dal principio della malattia fino alla sua guarigione o alla morte; onde dalle ripetute osservazioni di tali fenomeni nasce quello che chiamasi «diagnosi» e «prognosi», e questi fenomeni, considerati come segni, costituiscono la semiotica.