Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/107

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esser numero e consumar nell’oscuritá i frutti della terra? Agli esempi della virtú altrui, tutti sanno ripetere ciò che quel grecolo diceva a Temistocle: — È la tua patria e non la tua virtú che ti fa grande. — E questo io credo che sia l’errore piú funesto in cui possa cadere una nazione. Quanto piú essa ò piccola, tanto piú a sostenersi ha bisogno di virtú. Né questa sará inutile ad accrescer la sua gloria e la potenza sua. Tutti i popoli che oggi son grandi, furono una volta piccioli; ma, prima di esser grandi furono virtuosi, e la loro grandezza fu figlia della loro virtú: se oblieranno la virtú, sieno pur quanto si vogliono grandi, torneranno ad esser di nuovo picciolissimi.

Negli ultimi anni dell’impero di Costantinopoli, questa cittá era e piú popolata e piú opulenta di Atene, la quale nel tempo del maggior suo splendore non contò piú di ventunmila cittadini, i quali non possedevano piú di seimila talenti [quaranta milioni circa di lire milanesi]. Ma ciascheduno degli ateniesi era un uomo, e si mostrava tale ne’ pensieri, nelle parole, ne’ fatti: il numero di tutti si moltiplicava per la forza e per la varietá di carattere di ciascheduno... I sudditi, al contrario, dell’impero bizantino, quel popolo che usurpava, per disonorarlo, il nome or di greco or di romano, offriva lo spettacolo di un ammasso nauseante di vizi vilissimi, tra’ quali non vedi neanche il segno di quell’energia che è necessaria nelle stesse scelleraggini illustri.

A questo stato di abbiezione ridatesi una nazione in cui, obbliata ogni virtú, non rimane che l’avarizia e l’ambizione. Allora queste passioni funeste non solamente corrompono gl’individui i quali hanno potere e ricchezza; ma le fallaci associazioni d’idee, che nascon dalla stima smodata accordata a costoro, distruggono ogni distinzione di vizio e di virtú, ogni principio di morale... La povertá non desta piú allora né cura né pietá; tutt’i vincoli di amicizia si allentano, quelli di umanitá si rompono. Chi conserverá allora quella nobile indipendenza di animo che vien dalla coscienza della propria moralitá e dalla quale dipendono tutte le virtú dell’uomo e del cittadino? Se taluno chiude ancora in seno qualche scintilla di questo fuoco divino, essa si estingue senza poterlo riaccendere in altri. Possano i miei compatrioti evitare il pericolo che li minaccia! Tutt’i sintomi che si videro in Bizanzio