Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/144

Da Wikisource.

nazione; e difatti né la loro esistenza ha salvata l’antica monarchia francese dalla sua ruina, né la loro mancanza ha nociuto al benessere della Francia rigenerata. Tale sarebbe, per esempio, il sistema feudale, che in molte regioni di Europa credesi ancora esser il piú saldo sostegno delle monarchie, e che io credo essere la piú potente cagione della loro decadenza e ruina. Se è vero che i feudatari sostengono le monarchie, convien dire che le sostengano come le forche sostengono gli impiccati: adopro la triviale, ma energica risposta che diede Soubise al Cardinal de Fleury, il quale, presentando a Luigi decimoquinto i fermieri generali, li chiamava i «sostegni dello Stato». Difatti tutt’ i governi savi incominciano a comprendere questa veritá. L’imperator delle Russie si occupa indefessamente della libertá de’ suoi paesani. Nell’istessa Danimarca, il solo Stato di Europa che si possa dir dispotico per costituzione, la libertá de’ paesani del Jutland è stato uno de’ piú grandi oggetti della cura del governo nell’anno scorso.

Tutta l’Europa attualmente si può considerar come divisa in due sètte. Nazioni intere appartengono o all’una o all’altra. Trenta anni fa, era moda predicar contro la feudalitá, contro le distinzioni delle classi, contro le ricchezze e gli onori accumulati sopra pochi individui. Oggi, dopo la rivoluzione francese, una parte degli uomini continua a dire: — Ecco i mali per i quali è nata la rivoluzione di Francia! — un’altra grida: — Ecco la dottrina che si gran rivoluzione ha prodotta in Europa! — I primi si dolgono perché non si prosegua nell’intrapresa carriera; i secondi perché non si ritorni agli antichissimi errori, e feriscon con inesorabile anatema tutte le veritá alle quali si applaudiva trenta anni fa, non dai rivoluzionari, ma da Giuseppe secondo, da Leopoldo, da Federico, da Caterina. In un grandissimo Stato dell’Europa vedonsi proibiti quegli stessi libri che dieci anni fa erano applauditi: la censura di oggi condanna quei libri che approvava la censura di dieci anni fa. Presso un altro popolo si^ condannano alle fiamme que’ libri che a dugento miglia di distanza sono approvati. E, quel che è peggio, i tenaci delle vecchie opinioni, ove è maggior