Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/152

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suo cuore ferva di giustissima bile, non saprá trovare all’uopo, non potrá usare parole villane. Locke racconta di una giovane principessa d’Inghilterra, la quale^ educata nobilmente, un giorno che volle dir delle ingiurie ad una sua cameriera, contro la quale era fortemente sdegnata, non seppe dirle altro che: — Sei un piatto di stagno! — Le villanie letterarie suppongono molta ignoranza e moltissima demenza. E qual ragione mai può muovere un uomo ad irritarsi contro un altro sol perché segue un parere diverso dal suo in cose di loro natura disputabili? Egli si crede offeso perché si vede contraddetto. — Uomo da bene — gli direi, — che sai tu se questa diversitá di parere non sia necessaria, fatale? Perché non vai egualmente in collera quando ad un uomo che siede con te alla stessa mensa non piace Io stesso cibo? Tu ammetti una naturai differenza negli stomachi, e non ne ammetti ne’ cervelli? — Ma i cervelli si pascon di ragione, e la ragione è una sola. Se questa ragione è dalla parte mia, perché ricusar di riconoscerla? Non può esser altro che un dispetto contro me; e questo è quello appunto che mi offende. — Ma chi ti dice che la ragione sia per te? La ragione è una, ma vastissima. Se tu ti credi infallibile, è segno che la ignori; è segno che della natura non conosci che la infinitamente picciola porzione che ne occupa il tuo cranio. — Quando io era giovane, non comprendeva come mai si potesse resistere alla forza di questo argomento. Fanciullo che io era! Conobbi un uomo il quale aveva raccolti 144.444 volumi nella sua biblioteca; vi teneva tutte le edizioni del Quattrocento non ardiva comporre una lettera senza aver sul tavolino un vocabolario. — Quest’uomo — dissi tra me — deve esser molto modesto. Sedendo nella sua biblioteca, ha sempre sotto gli occhi la misura dello scibile umano: se ha letti quei suoi infiniti volumi, chi meglio di lui può sapere quanto ancora vi è di incerto e di oscuro in tutte le nostre cognizioni? E se, come è probabile, non ne ha letti che pochi, chi meglio di lui può sapere quanto ancora gli rimane a conoscere, a dubitare, ecc. ecc. ?

E poi, è tanto umile che non ardisce scrivere una sola parola